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“Oggi mi sono divertito. La parola per quest’oro è ‘divertimento’, mentre per Londra era ‘sollievo’ e per lunedì ‘rabbia’”. Niccolo’ Campriani si ripete allo shooting centre di Rio de Janeiro, conquistando la sua seconda medaglia d’oro in quest’Olimpiade (la prima nella carabina 10m) e bissando oggi il successo di Londra 2012 nella carabina 50m tre posizioni. Una giornata difficile, segnata da una dura tornata di qualificazioni. In mattinata Campriani era quasi fuori dagli otto finalisti. Poi l’ingresso decisivo e la vittoria all’ultimo colpo contro il russo Kamenskiy. “E’ stato pazzesco. Questa mattina non ne avevo più, ma sono stato fortunato perché i 10 in qualifica mi hanno permesso di entrare in finale. Le regole, che mi hanno sempre fregato negli ultimi tre anni, oggi non sono state dalla parte del russo ma dalla mia!”, ha detto a fine gara. Un pensiero, pero’, e’ dovuto alla prestazione dell’avversario: “Oggi il tiratore più forte e’ stato lui, e non lo dico per essere carino. Sono quasi imbarazzato”. Dopo il secondo oro a Rio2016 e’ inevitabile guardare a Tokyo 2020. Campriani non ha ancora deciso se ci sarà o meno: “9.2 (il suo ultimo tiro, ndr) non e’ proprio un bel modo per chiudere la carriera nel tiro al segno. Ci penserò a mente fredda, perché se parlo del futuro distolgo l’attenzione dal presente e dal passato”.
La finale del toscano e’ stata a due facce: avanti nei parziali in ginocchio (155.1) e sdraiato (310.0), ma dietro al russo nelle ultime due serie in piedi (411.0). Infine i final shots. Arriva un 8.7, un 9.1 e un 9.2 all’ultimo. L’oro sembra ormai lontano, ma il russo inciampa in un inaspettato 8.3 e arriva un’altra vittoria nello shooting italiano, anche se, come dice il campione olimpico, “tiro a segno e tiro al volo appartengono a due federazioni differenti in Italia”. Quattro ori e tre argenti in totale. Il segreto, secondo Campriani, è nel saper accettare le proprie paure: “L’Italia ha stravinto nel medagliere dello shooting con distacco. La fortuna e’ che noi italiani siamo emotivi, perché fin da piccoli siamo abituati a convivere con le nostre emozioni. Non bisogna evitarle, ma accettarle e saper tirar fuori la magia”. Così come ha fatto lui con Petra Zublasing, compagna di vita e collega di shooting: “Sì, ho tirato con la carabina di Petra. Il calcio era il mio, ma la meccanica la sua. E’ stato il mio portafortuna”. L’italiano ha vinto l’oro grazie al punteggio di 458.8, precedendo il russo Kamenskiy a 458.5 e il francese Raynaud a 448.4.
Un spot positivo per il tiro al segno, nonostante alcuni media critichino lo spirito della specialità poiché le armi da fuoco sono negativamente al centro dell’attualità: “Per me carabine e pistole sono strumenti sportivi, spariamo a un bersaglio di carta. E’ un discorso complicato, ma siamo uno sport. Altrimenti ogni volta che c’e’ un incidente autostradale andiamo da Vettel a chiedergli cosa ne pensa”, conclude a fine gara il bi-campione Olimpico.
Sportface/Italpress