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Qualcuno scrive che è la Michael Jordan del nuoto, forse per quella linguaccia a fine gara. Qualcun altro dice che è appena un passo dietro a Michael Phelps. Altri ancora spiegano che il suo percorso di gara, dai 200 stile in su, è come vedere Bolt correre anche i 5.000 metri. Nove volte campionessa del mondo, dodici record del mondo messi a segno e solo 19 anni. E se Katie Ledecky fosse semplicemente Katie Ledecky? Grande abbastanza da essere paragonata solo a se stessa?
I numeri lo dicono, le medaglie pure. Anche i suoi compagni di squadra confidano che è sempre più difficile trovare ragazze da affiancarle in allenamento. Racconta Conor Dwyer che la piccola regolarmente riesce a mettersi dietro un sacco di maschi, mentre un paio hanno addirittura interrotto la seduta per lo smacco subito. Esagerazione? Favole da piscina? Perfino Phelps nota che batte uomini in tutta tranquillità proprio perché nuota come un uomo. A lei basta definirsi “una nuotatrice da distanza con la mentalità di una velocista“, ma chi ha analizzato il suo stile ha trovato il trucco: dal 2011 il braccio sinistro rimane sull’acqua più a lungo del destro. Sarà.
Di sicuro c’è che SuperKatie, la più giovane del team Usa, in questa Olimpiade potrebbe vincere 5 medaglie in 7 giorni, staffette comprese. Primo obiettivo raggiunto, intanto: 3’56″46 nei 400 misti e record del mondo abbassato di due secondi, decimo più, decimo meno. E primo oro per gli Stati Uniti in vasca. A Rio le potrebbe riuscire il filotto di gare individuali nello stile libero, prima donna dopo Debbie Meyer nel 1968.
Ma se esiste ancora un condizionale è per Federica Pellegrini. La Divina, infatti, potrebbe rovinare la festa alla statunitense al pari della Sjostrom. A proposito: come Ledecky, la svedese fresca di oro e record del mondo nei 100 farfalla, ha mandato una cartolina a Fede. Ci si vede nei 200.