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DALL’INVIATO A RIO DE JANEIRO
“Avevo fatto il possibile per arrivare qui al top e coronare il mio sogno; ero più tranquillo rispetto al passato”, così esordisce Elia Viviani ai nostri microfoni. Il neocampione olimpico sembra essere davvero sereno, come se un peso l’avesse definitivamente abbandonato. “Sapevamo di dover essere i più forti in pista per poter vincere. La caduta? Lì la mia serenità è stata messa a dura prova – confida il ciclista veronese – però sapevo di stare bene fisicamente. Dovevo solo cambiare bicicletta e ripartire e ho anche fatto respirare lo staff che era molto agitato dicendo ‘Ragazzi, calma, abbiamo 5 giri per recuperare’. Poi è arrivata anche la neutralizzazione che ci ha aiutato a rimetterci in sesto. Ho guardato il tabellone, ho visto che ero primo con 186 punti e questo mi ha rilassato ancora di più. Dovevo assolutamente difendere quella posizione che mi ero conquistato dopo due giorni da dominatore. È stato un mix di emozioni, la più bella quando ho realizzato che il titolo olimpico era mio”.
Viviani commenta anche le difficoltà per i ciclisti italiani di dedicarsi alla pista: “Il ciclismo professionistico è considerato quello su strada – afferma il velocista del Team Sky – Le squadre hanno interessi di sponsor legati alle grandi corse su strada. Però io ci ho sempre creduto in questa specialità e il movimento è in crescita: sono convinto che anche il quartetto dell’inseguimento, se fosse stato chiamato a Rio un po’ prima, avrebbe almeno centrato la finale per il 3°-4° posto. Spero che questo sia solo l’inizio”. Poi arriva il momento delle dediche per queso straordinario successo, a cominciare da Elena Cecchini, ciclista su strada e sua fidanzata: “Elena è stata l’unica che è riuscita a tranquillizzarmi prima delle gare – rivela il veronese – Avevo in testa un film già visto al Mondiale di Londra e alla scorsa Olimpiade, quando ho perso le medaglie all’ultima gara. La ringrazio per esserci sempre stata: questa vittoria è frutto anche di serenità. Vincenzo Nibali? Ero in appartamento con i ragazzi della strada e quando sono rientrati dopo la corsa in linea avevano il morale a terra. Avrebbero vinto sicuramente una medaglia. Vincenzo era il più dispiaciuto: ha osato, ma lo ha fatto per vincere. Diciamo che il mio successo ha ripagato delle delusioni avute dal ciclismo azzurro a Rio”, conclude il neocampione olimpico nell’omnium.