DALL’INVIATO A RIO DE JANEIRO
Non vi è successo senza sacrificio. Lo sa bene Diana Bacosi, vincitrice della medaglia d’oro nel tiro a volo skeet femminile in finale contro Chiara Cainero. Una doppietta che suona quasi come un’impresa e che fatto letteralmente impazzire e sobbalzare dai divani gli italiani intenti a tifare per le azzurre. “Volevo fare la corsa alla Benelli e ripetere quello che aveva fatto Andrea (il tecnico, ndr) ad Atene 2004 – sono le prime parole della campionessa olimpica -. Ho visto il tabellone con il mio nome con su scritto medaglia d’oro e mi sono bloccata in un pianto che non finiva più”. D’altronde non è mai facile gareggiare contro un’atleta della tua stessa nazionalità perlopiù amica anche fuori dai campi. “In finale c’era tutto l’accumulo di tensione e i sacrifici fatti fino ad adesso. Io e Chiara siamo amiche al di fuori anche del tiro. Ci rispettiamo moltissimo e ci vogliamo bene”. Un legame molto forte sancito dalla stretta di mano pre-match e dal bellissimo abbraccio a fine gara. “Siamo due mamme, due mogli, due donne, due figlie sul podio. Cerchiamo di ricoprire tutti i ruoli al meglio. Non è la prima finale in cui affronto con Chiara. È stato molto difficile”. Per una vittoria speciale non poteva che esserci una dedica particolare. “La mia dedica va a mio figlio Mattia. Non è facile lasciare il proprio figlio a casa. Adesso torno con un oro e vorrò stare con la mia famiglia e abbracciare mio figlio per condividere tempo con lui fino a quando non riprenderà la scuola. Spero sia contento di vedere mamma che torna con la medaglia. Quando l’ho sentito prima esultava e ballava! Quanti anni ha? Sette. Ogni tanto mi prende le medaglie e ci gioca. Altre medaglie in futuro? Speriamo. Se vorrà sparare ben venga ma non voglio forzarlo. Per ora è più sulla via della carriera militare con mitra e bazooka (ride,ndr). Mio marito è militare, non ha molta scelta”. Infine un messaggio rivolto a tutti. “Non rinunciate mai ai vostri sogni. Si devono fare tanti sacrifici, io li ho fatti e continuerò a farli. Cosa mi spaventa? Il traffico di Roma per andare al campo da tiro (sorride,ndr). Conduco una vita movimentata di corsa tra lavoro, impegni vari e mio figlio Mattia. Però vi assicuro che ne vale la pena”.
Sportface/Italpress