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É una notte di grande basket quella della Carioca Arena 1 che vede andare in scena le due semifinali olimpiche, Spagna-Stati Uniti e Australia-Serbia.
Nella prima partita, la Spagna di Pau Gasol affronta i campioni in carica degli Stati Uniti dello storico coach di Duke, Mike Krzyzewski, i ritmi dell’incontro sono sin dalle prime battute elevatissimi, gli americani sono consapevoli che per avere la meglio sugli iberici è obbligatorio giocare con il massimo della concentrazione dalla palla a due.
Nel primo quarto oltre al livello tecnico di entrambi le compagini emerge anche il fattore della fisicità, i tanti doppi possessi offensivi (6) permettono a Cousins e compagni di guidare nel punteggio con un margine di 9 punti quando si arriva al primo mini intervallo. Gasol è il primo giocatore della serata ad andare in doppia cifra con 12 punti in 10 minuti.
La seconda frazione inizia all’insegna del nervosismo, gli arbitri interrompono il gioco più volte andando a spezzettare la fluidità del match. Chi deve ridurre il gap prova a ricucire con belle azioni personali dei veterani Sergio Rodriguez e Juan Carlos Navarro che insieme a Fernandez e Claver permettono alla propria nazionale di avvicinarsi e farsi sotto prepotentemente. L’unico che cerca di mettere il bastone tra le ruote alla rimonta è la guardia dei Warriors, Klay Thompson, che va negli spogliatoi con 17 punti a referto. Nel secondo tempo, la partita decolla e aumentano gli spazi in campo, questo giova al gioco degli Stati Uniti che non permettono alla Spagna il sorpasso, in cattedra, con DeMarcus Cousins fuori per falli, sale DeAndre Jordan che limita Gasol e domina sia in fase difensiva che offensiva facendosi perdonare le solite percentuali bassissime dalla linea della carità. Sul finale “La Roja” tenta l’ultima volta l’aggancio ma viene annientata ancora una volta dagli Stati Uniti che raggiungono per la terza volta consecutiva (Pechino 2008 e Londra 2012) la finale olimpica. Grande rammarico per Scariolo che si vede sfuggire, nonostante l’intera partita a rincorrere, il passaggio all’atto conclusivo per soli 6 punti. 82-76, il risultato alla sirena.
Nella seconda semifinale in programma, la Serbia alla sua prima partecipazione olimpica dopo l’indipendenza vuole regalarsi il sogno di una medaglia, traguardo che sarebbe del tutto meritato per ciò che ha espresso in campo fino a qui in questa avventura brasiliana, medesima storia vale per gli australiani che dopo 16 anni raggiungono una semifinale così importante (4° posto, il miglior piazzamento olimpico dell’Australia).
Quello che doveva essere un incontro equilibrato per i valori visti fino ad ora, smentisce tutti gli addetti ai lavori, le due nazionali sembrano viaggiare su due larghezze d’onda completamente diverse e lontane tra di loro. Sasha Djorjevic schiera nel quintetto titolare la stella Teodosic, i “milanesi” Macvan e Radulija, Kalinic in forza al Fenerbahce, Markovic e fa ruotare 9 giocatori. L’Australia soffre la difesa disegnata a tavolino, non riesce a stare in partita a causa di percentuali basse al tiro, la Serbia non tira con frequenze altissime ma oltre alla difesa arcinia sbaglia poco dal campo. Milos Teodosic apre le danze nei primi minuti, passa poi il testimone nel secondo quarto a Bojan Bogdanovic, l’Australia non trova l’energia per reagire, neppure con i giocatori più rappresentativi quali Dellavedova e Bogut e dopo 20 minuti il tabellone “dice”: “+21 per la Serbia”. Poco cambia dopo l’intervallo lungo, i serbi scavano il solco e l’inerzia non si sposta più. Migliore in campo Miroslav Teodosic che collezziona 22 punti e assist. La finale per la medaglia d’oro riproporrà, dopo 2 anni la finale del mondiale del 2014, la Serbia riproverá un’altra volta a sgambettare la corazzata statunitense, il terzo gradino del podio sarà cosa tra Spagna e Australia.
Semifinali
USA-Spagna 82-76
Australia-Serbia 61-87
Finali
Finale per bronzo, domenica ore 16.20: Spagna-Australia
Finale per oro, domenica ore 20.30: USA-Serbia