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Niente Olimpiade di Rio per Park Tae-hwan: lo ha ribadito ancora una volta il Comitato olimpico della Corea del Sud. L’unico nuotatore del suo Paese ad aver vinto un oro olimpico nel (nei 400 stile libero a Pechino 2008), era tornato alle gare a marzo, dopo aver scontato 18 mesi di squalifica per essere risultato positivo (testosterone) a un controllo a sorpresa lontano dalle competizioni. Il Comitato oggi ha ribadito di non voler cambiare il proprio regolamento per un atleta: la regola stabilisce infatti che chiunque venga punito per doping, debba scontare un ulteriore ‘bando’ di tre anni dalla nazionale dopo aver esaurito la pena comminata dalla federazione internazionale, poiché “la pena deve avere un valore educativo”. Ma ora Park, rappresentato da un pool di avvocati, è deciso a dare battaglia e porterà la sua ‘battaglia’ fino al Tas di Losanna, al quale chiederà il via libera per l’Olimpiade. “Sacrificare così un singolo atleta per dare l’esempio a tutti è troppo – ha detto uno degli avvocati di Park – e andremo avanti fino in fondo. Se il Tas ci darà ragione, dovranno rispettare la sentenza“. Ma dal comitato olimpico della Corea del Sud hanno replicato che “la decisione finale spetta comunque a noi”.