Era nell’aria, è vero, ma solo adesso, dopo il trionfo nella gara di Coppa del Mondo di Padova, è ufficiale: Aldo Montano ha in mano il biglietto per Rio 2016, i suoi quarti Giochi consecutivi. In questa intervista a Sportface.it il toscano racconta la tensione delle qualificazioni olimpiche, i giovani in rampa di lancio, con uno sguardo sempre al futuro. Un futuro che sarà ancora sulla pedana.
Non ha alcuna voglia di mollare “il manzo”, com’era soprannominato a Livorno, da bambino. Non è nel suo Dna, non è nel Dna dei Montano. Aldo è solo l’ultimo tassello di una dinastia. Il nonno è stato il suo primo maestro, il salotto di casa la sua prima pedana. Al Club Scherma lo allena il maestro Curletto, ma prima di cena, ogni santo giorno, ripassa tutto con il nonno. Almeno un’ora di parate e affondi, parate e affondi. Si stupisce papà Mario (oro ai campionati del mondo di Goteborg, nel 1973), quando il figlio decide di affidarsi al russo Viktor Sidiak, storico avversario di mille battaglie. I progressi di Aldo sono continui, i suoi risultati sempre migliori. Nel gennaio 2002 l’alsaziano Christian Bauer viene nominato ct della sciabola maschile, allora solo quindicesima nel ranking mondiale. E’ un tipo razionale, scrupoloso, che non lascia mai nulla al caso.
Due anni di duro, durissimo lavoro, con un solo obiettivo: Atene 2004. Nei turni che precedono la finale, Aldo è un rullo compressore. L’ultimo atto è con l’ungherese Zslot Nemcsik, uno dell’illustre scuola magiara, uno tosto. Ottantaquattro anni dopo il trionfo di un altro livornese, Nedo Nadi, ai Giochi di Anversa 1920, Aldo Montano va oltre l’ostacolo, lo scavalca, volando incontro al titolo di campione olimpico e regalando all’Italia un’emozione indimenticabile. Pechino 2008 e Londra 2012 arricchiscono la sua bacheca olimpica di due medaglie di bronzo, entrambe nella gara a squadre.
Gli anni passano ma Aldo è quello di una volta, quello che tirava per ore nel salotto di casa: “I miglioramenti ci sono sempre, sono quotidiani. Si possono migliorare tecnica, preparazione atletica, forza e velocità. Basta crederci sempre e trovare ogni volta nuove motivazioni”. Come nella miglior tradizione: “Non mi pongo alcun limite, è presto per voltare pagina”. Livornese, guascone ma senza mai essere offensivo, Aldo Montano sogghigna quando si parla delle sue 37 primavere: “Forse di stantio sono l’unico rimasto. Szilagyi, così come Dolniceanu, sono campioni giovanissimi con tutta una vita davanti. Ogni quattro anni c’è un ricambio generazionale molto forte, anche per quello che riguarda i nostri ragazzi”. Rio è vicinissima, ma la voglia di lottare è ancora tanta “a 37 anni, come a 20”. E che nessuno si lasci anche solo sfiorare dall’idea che l’Olimpiade brasiliana possa essere il pretesto per mettere un punto: “Dopo Rio non ho programmi. Non mi pongo alcun limite. Ho ancora tanta voglia di primeggiare e confrontarmi con i miei avversari. E’ ancora presto per voltare pagina”.