Uno sport fatto di lotte e sacrifici, giocato da umani che spesso sono considerati supereroi: questo è il rugby. Tra le molte storie che hanno reso grande questo sport c’è sicuramente quella di Jillion Potter, il capitano della squadra di rugby a sette degli Stati Uniti d’America che quest’anno, per la prima volta nella storia di questo sport, parteciperà alle Olimpiadi di Rio 2016.
Alla Potter era stato diagnosticato un tumore alla bocca, ma incredibilmente era riuscita a giocare le Rugby World Series del 2013. Già questo basterebbe a dare la dimensione della grandezza dell’atleta a stelle e strisce, ma c’è di più. La situazione, all’epoca, fu sottovalutata, e in breve tempo la rugbista si aggravò. “Quando mi è stato diagnosticato il tumore sono rimasta scioccata, ma non ho pianto per un po’. Tutto quello che sapevo era che non volevo dirlo a mia mamma, perché queste sono cose che non si vogliono raccontare alla propria mamma. Questa è stata la prima cosa che ho pensato”. Superato lo choc, la Potter ha lottato per otto mesi e ora è pronta a difendere i colori degli Stati Uniti d’America alle Olimpiadi.
Quella della rugbista americana è una storia fatta di scivoloni e rinascite: già una volta aveva dovuto superare un brutto infortunio – la frattura di una vertebra – che la esclude dalla Coppa del Mondo del 2010. “Il rugby mi ha insegnato la durezza mentale, la disciplina, il duro lavoro e l’integrità. Tutte queste cose hanno avuto un ruolo determinante nella mia battaglia contro il cancro” ha dichiarato recentemente. La sua malattia ha commosso il mondo intero che si è prodigato per lei, molti giocatori di rugby hanno dato il proprio contributo riuscendo a racimolare $ 30.000 che sono serviti per pagare una parte delle cure necessarie. Adesso Jillion Potter è pronta a calcare i campi di Rio 2016, c’è da scommettere che ci sarà da divertirsi.