“Il mio obiettivo? Essere titolare nella Nazionale a Rio 2016”. Il cassetto si apre, ecco il sogno di Andreea Stefanescu. Lei, Farfalla prima e Leonessa poi, romena d’Italia da sempre ora spera di strappare un posto in pedana tra le cinque che si giocheranno i Giochi Olimpici in Brasile questa estate. Al momento è la sesta ginnasta della squadra, quindi una riserva. Ma in questi quattro mesi è pronta a dare battaglia per vivere da protagonista la sua seconda Olimpiade dopo quella di Londra 2012, potrebbe essere l’ultima occasione della sua carriera anche se ha soltanto 22 anni: “Certo, quando ho letto che il Mondiale 2017 si farà a Pesaro ho pensato di non smettere fino ad allora”. Dall’infanzia in Romania, con la ginnastica ritmica sempre presente, fino al body con la bandiera italiana e i tanti successi con la Nazionale: Andreea Stefanescu racconta ai microfoni di Sportface.it sogni, passioni e obiettivi.
Come è nata la passione per la ginnastica ritmica?
“Ho iniziato quando frequentavo l’asilo, perché in Romania al posto di fare educazione fisica venivano delle allenatrici a selezionare le bambine più portate per questo sport. E ricordo che mi piaceva tantissimo, nel mio paese ho imparato le basi della ginnastica soprattutto da individualista poi quando sono arrivata in Italia ho capito anche cosa significasse lavorare in squadra”.
Dalle Farfalle alle Leonesse, come è andata la tua carriera nella Nazionale?
“All’inizio è stato difficile perché ero in una squadra di grande esperienza ed ero molto piccola. Ma dalla vecchia Nazionale ho imparato molto: cosa significa sacrificarsi, avere un obiettivo, conquistare una medaglia”.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
“Sicuramente essere titolare in Nazionale a Rio 2016, perché al momento sono una riserva e questo si sta scoprendo ora. In pedana infatti gareggiano soltanto cinque ginnaste e io sono la sesta. Spero di rientrare, sto lavorando per essere in squadra e voglio farcela”.
Sarebbe la tua seconda Olimpiade dopo Londra 2012.
“Quella è stata un’emozione bellissima, era il mio sogno da bambina partecipare ai Giochi Olimpici. Vincere una medaglia poi è stato molto di più di quanto mi aspettassi”.
Qual è il rapporto con la tua terra di origine?
“Non torno spesso in Romania ma quando posso vado a trovare mia nonna che vive ancora lì e faccio un salto nella mia prima palestra per salutare tutti. Soprattutto il mio allenatore, l’unico uomo nella ginnastica ritmica, che ogni volta mi ricopre di complimenti”.
Cosa avresti fatto nella vita se non fossi diventata una ginnasta?
“E’ una bella domanda, me lo chiedo spesso. Sono una persona a cui piace fare di tutto quindi avrei senz’altro provato diversi sport. Ma probabilmente senza la ritmica non sarei arrivata da nessuna parte, perché vengo da una famiglia povera, avrei fatto una vita normalissima e sarei rimasta in Romania”.
Sport, passioni e hobby fuori dalla pedana?
“Mi piace tanto il basket e l’atletica, ogni tanto da piccola con mia mamma giocavamo a tennis. Ho provato tanti sport, ho frequentato il liceo artistico e mi piacerebbe continuare gli studi quando smetterò di fare la ginnasta. Adoro disegnare e in futuro vorrei realizzare gioielli. Poi mi piacciono la musica, i libri e soprattutto la cucina”.
Quando appenderai le scarpette al chiodo?
“Penso di smettere dopo l’Olimpiade di Rio, anche se quando ho letto che Pesaro ospiterà i Mondiali di ginnastica ci ho fatto un pensierino. Ho deciso che mi iscriverò all’università, alla facoltà di scienze motorie, o magari inizierò ad allenare”.
Sei scaramantica?
“Sì, molto. Ho i miei riti, ad esempio prima di entrare in pedana devo fare cinque salti altissimi. Scarico così l’adrenalina, e con la musica. Sono una grande fan di Marco Mengoni”.
Tu e il capitano Marta Pagnini siete grandi amiche.
“Sì, abbiamo un bel rapporto e viviamo anche insieme. Cerchiamo di darci forza nei momenti difficili, soprattutto ora che abbiamo una squadra molto giovane e di qualità e noi cominciamo a essere ‘vecchiette’. Le ragazze più piccole sono davvero brave e stanno imparando a essere un gruppo, io e Marta cerchiamo di insegnare loro quello che abbiamo imparato dalla vecchia nazionale: cosa vuol dire lottare per il podio”.
E invece il rapporto con la vostra allenatrice Emanuela Maccarani?
“Dico sempre che per noi è come una mamma, cerca sempre di controllare tutto, dentro e fuori la palestra. Nonostante tutti i suoi impegni, è sempre attenta e responsabile per noi. È un’allenatrice top, come lei non ce n’è e non ce ne sarà”.
Tre difetti e tre pregi di Andreea?
“Sono un bel po’ permalosa, non esprimo molto quello che provo e sono testarda. Ma questo può essere anche un pregio, come cercare di ottenere sempre quello che voglio. E poi qualcuno dice che sono dolce”.
Che ambizioni ha la Nazionale di ritmica a Rio 2016?
“Stiamo lavorando per la medaglia come a Londra 2012, anche se all’ultimo Mondiale a Stoccarda siamo arrivate quarte. Questo non vuol dire nulla, l’Italia della ritmica è una squadra da battere e molte nazionali hanno paura di noi. Vogliamo andare a prenderci la medaglia, con gli esercizi che abbiamo quest’anno possiamo farcela”.
Puntate al podio o alla medaglia d’oro?
“Non vorrei essere scaramantica. All’Olimpiade di Pechino 2008 tutti invocavano l’oro e alla fine le ragazze sono rimaste fregate. Mettiamola così, noi andiamo in Brasile per il podio, se arriva l’oro meglio ancora. Ma soprattutto andiamo per fare bene e far vedere che siamo le migliori e una squadra da battere”.
Chi sceglieresti come portabandiera azzurra all’Olimpiade?
“Ho conosciuto Tania Cagnotto ed è una ragazza in gamba, fosse per me sceglierei lei”.