Prima il mondo, poi l’Europa. Frank Chamizo, re della lotta libera, ha preferito fare le cose in grande. Dopo l’oro a Las Vegas, che gli ha aperto la strada verso i Giochi di Rio 2016, anche quello nella rassegna continentale di Riga. In Italia, mai nessuno come lui. Lo “Spartacus” azzurro, nel pieno della preparazione, ha svelato a Sportface.it sogni ed obiettivi del suo percorso verso il sogno olimpico.
L’Olimpiade di Rio è ormai alle porte. Come procede la preparazione?
“Molto bene. In realtà non amo variare il tipo di preparazione, che è la stessa da sempre. In questo periodo, però, io ed il mio staff abbiamo deciso di aumentare molto il carico di lavoro. Sto spingendo forte, senza un attimo di tregua. Gli allenamenti, fino a tre in un giorno, sono pesantissimi. Ad un mese dall’Olimpiade, però, farò un breve periodo di scarico in modo da arrivare a Rio nel miglior modo possibile. Sono carico, mi sento in gran forma”.
Saranno i tuoi primi Giochi Olimpici. Quali emozioni ti aspetti dalla più prestigiosa delle manifestazioni sportive?
“E’ vero, si, sarà la mia prima Olimpiade. Ho avuto la fortuna di partecipare a qualcosa di simile, come gli Europei o i Giochi Panamericani, in cui comunque si vivono sensazioni splendide, difficili anche solo da raccontare. Ma l’Olimpiade è l’Olimpiade! In molti me ne hanno parlato e sento che sarà incredibile, la più bella sorpresa, fino ad ora, della mia carriera”.
Facciamo un passo indietro. Il pass per Rio te lo sai guadagnato fra le luci di Las Vegas. Come ti eri avvicinato a quella gara? Puntavi solo a qualificarti o ti davi delle possibilità di vincere?
“Devo essere sincero. Il mio obiettivo era quello di qualificarmi per l’Olimpiade, non quello di vincere la gara. Anche per Las Vegas mi ero preparato come sto facendo ora, né più né meno. Sono arrivato in America da numero 5 del ranking mondiale, dopo avere fatto delle ottime gare, ma allo stesso tempo sapevo che avrei trovato i rivali più forti, dei veri campioni, atleti eccezionali. Con il mio team abbiamo visto insieme il tabellone e abbiamo capito subito che avrei affrontato i primi quattro del mondo, uno dopo l’altro. Ho iniziato a caricarmi, ho iniziato a credere che potevo farcela davvero, ogni giorno di più. Ci siamo letteralmente ammazzati di botte, come in una guerra, ma alla fine la gioia è stata immensa”.
E gli Europei di Riga?
“A Riga sono andato a riprendermi il titolo che avevo perso a Baku un anno fa. Ho affrontato avversari meno forti rispetto a quelli di Las Vegas, è vero, ma Baku bruciava ancora e volevo fare di tutto per recuperare ciò che era mio! E ci sono riuscito”.
Hai parlato di una preparazione molto dura. C’è qualcosa che non deve mai venire meno nelle abitudini di un atleta professionista?
“La continuità. Affinare la tecnica giorno dopo giorno. Il calciatore tira in porta tutti i giorni, il giocatore di baseball colpisce palle tutti i giorni, quello di basket prova tiri tutti i giorni. Anche per il nostro sport vale lo stesso, identico discorso. Ho alcuni colleghi che spesso saltano sessioni di allenamento per paura di prendere troppe botte, ma non credo sia la scelta migliore. Ora ho polpacci, gomiti e ginocchia distrutti. Ma non mi interessa, voglio lottare tutti i giorni. E’ così che sono arrivato dove sono ora e ho tutta l’intenzione di continuare”.
Sei scaramantico?
“Quanto basta. L’importante è non dire mai di avercela fatta prima di stringere il trofeo tra le mani”.
A Las Vegas e a Riga hai dovuto battere dei grandi campioni. Sono gli stessi che temi in vista di Rio o ti aspetti delle novità?
“Rispetto tutti, ma non temo nessuno. Iran, Mongolia e Russia sono senza dubbio i paesi più forti, pieni di storia, di tradizione. Vedremo come andranno i sorteggi delle teste di serie”.
Come per altre discipline, anche nella lotta libera si è affiliati ad un gruppo sportivo militare. Cosa significa per te fare parte del Centro Sportivo Esercito?
“E’ un grandissimo onore per me. L’esercito crede molto nelle mie possibilità, tiene tantissimo a tutto ciò che mi riguarda. Mi sono sempre vicini, sia nelle gioie che nei momenti meno felici. Sono sempre al mio fianco, pronti subito a darmi una mano. Mi sento responsabile dell’immagine che posso dare a Rio di questo fantastico corpo. Devo farlo anche per loro. Questo, forse, mi rende ancora più teso, ma glielo devo assolutamente”.
Che tipo è Frank Chamizo lontano dalla pedana?
“Quando scendo te lo dico (ride). Scherzi a parte, sono un grandissimo appassionato di cinema. Appena posso scappo subito a vedere un nuovo film. Qui ad Ostia c’è un bellissimo mare. Spesso dopo cena esco per un drink con alcuni amici, ovviamente senza fare tardi. In realtà mi piacciono molto anche altri sport, ma per i ritmi che sto tenendo adesso, fra lividi e sudore, l’unica cosa che desidero la sera è sdraiarmi a letto e non pensare a nulla”.
Credi che i tuoi risultati, i tuoi grandi successi, possano contribuire ad aumentare la cassa di risonanza di uno sport come la lotta libera?
“Assolutamente si, soprattutto fra i giovani, ma per questo serve un grande appoggio della Federazione. Io da solo non potrei mai riuscirci. Bisogna volerlo fortemente, tutti quanti insieme. Ho grandi progetti per la lotta libera in Italia. Credo che il paese ne abbia bisogno. Dopo i Giochi Olimpici ho già in mente di girare in moltissime palestre. Voglio insegnare ai ragazzi l’arte della lotta, ma dobbiamo andare tutti nella stessa direzione. Dobbiamo darci un mano”.