“L’Olimpiade per me è il sogno, è la gara, è il momento più alto per qualsiasi sportivo“. Mancano sei mesi ai Giochi Olimpici di Rio 2016, ma per Elisa Di Francisca, fiorettista jesina che in Brasile inseguirà uno storico bis dopo il doppio oro del 2012, l’emozione è già grande. Da Londra a Rio, passando per la televisione, la poesia e il suo amore per l’Olimpiade, l’azzurra si è raccontata in esclusiva a Sportface.it.
Nata a Jesi il 13 dicembre 1982, la Di Francisca è stata fra le prime due schermidrici a conquistare la matematica certezza della qualificazione all’Olimpiade di Rio 2016, raggiunta a fine novembre dopo la prova Grand Prix di Torino. In Brasile potrà difendere l’oro individuale ottenuto a Londra 2012, con il quale ha coronato una carriera piena di successi: solo a livello individuale, Elisa ha vinto un titolo iridato (2010), quattro europei (2011, 2013, 2014 e 2015) e due Coppe del Mondo (2011 e 2015). A Rio non è prevista la prova di fioretto a squadre, motivo per cui Di Francisca e Arianna Errigo si presenteranno al via esclusivamente nella gara individuale. Attualmente in forza nelle Fiamme Oro, a livello schermistico è stata formata da Ezio Triccoli, uno dei più grandi maestri italiani del Dopoguerra, al Club Scherma mentre ora al suo angolo c’è Giovanna Trillini, campionessa olimpica esattamente venti anni prima di lei, a Barcellona 1992, prima donna italiana nella storia dei Giochi a riuscire nell’impresa. Fuori pedana, Elisa Di Francisca è nota al pubblico televisivo soprattutto per aver partecipato e vinto la nona edizione dello show “Ballando con le Stelle” nell’autunno 2013, in coppia con il ballerino Raimondo Todaro.
La qualificazione a Rio 2016 è certa già da mesi, ma la stagione finora non è stata esaltante.
“Non sono ancora in ottima forma, ci sono ancora da mettere a punto alcune cose, però c’è anche il tempo per sistemarle”.
Quali sono gli step della preparazione in vista dell’Olimpiade?
“Innanzitutto le gare in calendario prima di Rio 2016, a partire dalla Coppa del Mondo per poi passare agli Assoluti italiani e all’Europeo, e infine la preparazione preolimpica estiva. Il fatto poi che la stagione finisca ad agosto non cambia nulla, sarà tutto come al solito”.
Qual è il primo pensiero alla parola Olimpiade?
“L’Olimpiade per me è la gara, il sogno, l’occasione più importante della carriera per ogni sportivo”.
La tua prima Olimpiade è stata a Londra nel 2012. Come l’hai vissuta?
“E’ stata una bella esperienza ma è durata poco: siamo arrivate due giorni prima della gara e siamo ripartite subito dopo la prova a squadre, quindi almeno per quanto mi riguarda non è stata vissuta appieno. Certamente però è una bella esperienza visto che le due gare sono andate bene”.
Quest’anno ci sarà la possibilità di vivere al meglio l’esperienza olimpica?
“Sì, sicuramente. Intanto per il fuso orario dovremo raggiungere il Brasile con un buon anticipo per abituarci. Inoltre saremo a Rio già in aprile per il Mondiale a squadre: quel momento sarà utile per ambientarci un po’ prima dell’Olimpiade di agosto”.
Prima volta in Brasile?
“Sì, non sono mai stata in Brasile in mia vita. Mi aspetto una terra solare, con tanta felicità malgrado i molti problemi. Del Brasile mi piace soprattutto la capacità di sdrammatizzare, ironizzare, fare musica dal niente, insomma mi aspetto un popolo che ha tanto da insegnare a noi che abbiamo tutto”.
Questa sarà la prima Olimpiade dopo quasi vent’anni senza Valentina Vezzali. Carica o responsabilità?
“Non credo influirà in alcun modo. Io e Arianna Errigo abbiamo entrambe fatto tanto per guadagnare la qualificazione e quindi penso che possiamo solo essere felici di questo. C’è ancora tanto lavoro da fare ma saremo pronte per Rio”.
Quali sono le avversarie da temere?
“Pensarci adesso è difficile, manca così tanto. Alla fine però la storia è sempre la stessa: se ti sei allenata bene, se hai fatto quello che dovevi fare e sei consapevole e tranquilla di aver fatto tutto il possibile, chi c’è, c’è. Poi molto dipende da te, da quello che accade il giorno della gara”.
Ritornando a Londra 2012, qual è il ricordo più nitido a distanza di quattro anni?
“La gara me la ricordo tutta, riguardo spesso anche il DVD per rivivere quell’esperienza. Il momento più bello è sicuramente l’abbraccio con i miei fratelli, mi si sono scaraventati addosso in pedana. E subito dopo la faccia dei miei genitori, il vedere nei loro occhi un’esperienza che io avevo appena vissuto dentro di me”.
Negli anni, oltre alla scherma, vi sono state esperienze fuori pedana, dalla TV al sociale. Quanto è importante per un’atleta uscire dal suo mondo sportivo ed esplorare altre vie?
“Per me è stato bello, io cerco sempre di abbinare il divertimento e la sfida all’opportunità di staccare un attimo. Le vedo un po’ come se fossero una serie di cene fuori casa, di serate al cinema o in discoteca, e di uscite con gli amici. Molto dipende dal carattere di una persona, se sei più timido o più chiuso magari le vivi diversamente, io posso dire che le ho vissute bene. Da “Ballando con le stelle” ho imparato tanto, con un maestro fantastico come Raimondo Todaro: è una trasmissione vera, che ti mette di fronte a tanti tuoi limiti, a ogni ballo dovevi tirare fuori un tuo lato diverso, quello scherzoso, quello seducente, quello aggressivo. Ognuno di noi ha tanti lati del carattere, sulla pista da ballo li puoi scoprire tutti quanti”.
Il Dream Team del fioretto femminile è un grande esempio di successo al femminile, in più la scherma negli ultimi anni ha accentuato le storie di donne di successo. Qual è la differenza che una donna porta nello sport rispetto a un uomo?
“Io lo vedo in tanti sport, ma soprattutto nella vita: negli anni la donna ha sviluppato una grande forza interiore e determinazione ed è capace di fare più cose al meglio possibile, mentre un uomo ha molti lati belli, ma per riuscire al meglio deve concentrarsi forse più su un singolo aspetto. Una donna è comunque più determinata, per raggiungere un risultato ci mette tutta se stessa, e forse nello sport ci mette anche più della sola motivazione sportiva”.
Quanto è forte il legame con Jesi?
“Qui ci sono nata, mio padre è siciliano ma la mamma è jesina. Qui sono cresciuta e tutte le volte che mi capita di andare in qualsiasi parte del mondo, anche la più bella, a un certo punto voglio tornare a casa, stare con i miei amici, ma anche con il fruttivendolo, il macellaio, le persone alle quali sono più affezionata. Qui c’è il mio ambiente, c’è tutto di me”.
La tua poesia preferita è di Pablo Neruda, “Lentamente muore”, un inno a non accontentarsi, cambiare sempre se stessi per rimanere vivi. C’è qualcosa di Elisa Di Francisca che invece non è mai cambiata?
“Il mio essere bambina, il mio sorprendermi per ogni cosa, il mio sorridere per tutto, la mia ironia, la mia voglia di scherzare: queste sono cose che non cambieranno mai. Ora ad esempio in questi giorni a Jesi ha nevicato, e appena sono scesa ho pensato ‘prendiamo uno slittino, cerchiamo una discesa!’. Sono convinta che sarà così anche più avanti, quando magari avrò dolori dappertutto e forse non potrò scendere, ma ci riderò sopra comunque. Pure nelle difficoltà che la vita mi presenterà, perché ci sono tante gioie ma anche dolori, sono sicura che farò di tutto per rimanere quella che sono”.