A un anno di distanza Elia Viviani riprende da dove aveva cominciato. Il suo sprint a Palm Jumeirah consente all’italiano di salire sul gradino più alto del podio nella seconda tappa  del Dubai Tour, gara che si svolge nella capitale degli Emirati Arabi. Il ciclista italiano del team Sky si è concesso ai microfoni della Gazzetta dello Sport per raccontare le proprie emozioni.
Come è nato il successo?
“Dalla sconfitta del giorno prima, quando il treno che avevo è partito troppo presto. Ne abbiamo parlato ieri sera, analizzato gli errori e stavolta siamo stati perfetti. Devi esserlo se vuoi vincere contro Kittel, Cavendish e gli altri”.
La caduta ha condizionato la volata?
“Non ho visto molto, noi avevamo scelto la parte sinistra della strada, c’era anche Cavendish che poi ha cambiato direzione. Ma non posso parlarne, non ho capito come è andata. Di certo Bennati lavorava per Kolar e si è creato il buco, Fenn lo ha chiuso, poi Swift mi ha lanciato ai 200 metri in una posizione ideale e non potevo sbagliare”.
Che significato ha il successo?
“Importante, vuol dire che ho lavorato bene in inverno. Dopo il Dubai Tour starò venti giorni in pista. Poi Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne a fine mese: io punto alla seconda. E i Mondiali di Londra in pista a inizio marzo, dove cercherò l’oro nell’Omnium”.
Gaviria, il suo rivale più pericoloso, sia ai Mondiali che ai Giochi, è caduto al San Luis. Cosa cambia?
“Nulla, anche perché pareva avesse avuto una frattura, ma non dovrebbe essere così. Non credo abbia perso troppi giorni di lavoro, resta lui il favorito”.
Quest’anno tra strada e pista lei ha tanto obiettivi. Tanti o troppi?
“Sì, è una stagione fondamentale. Sto per compiere 27 anni, nelle classiche come la Sanremo devo provare a vedere a che punto sono. Perchè dopo l’Olimpiade sul fronte pista mi aspettano annate più calme e cercherò di vincere qualche grande corsa di un giorno”.
Ma il miglior Viviani su pista lo vedremo ai Mondiali o ai Giochi?
“Ai Giochi. Penso e spero che sarà così perché per il podio nell’Omnium si dovrà mettere più del 100%. Dopo il Giro d’Italia mi preparerò soprattutto per migliorare nel chilometro da fermo e nell’inseguimento individuale. La chiave sarà arrivare con un buon margine all’ultima prova, la corsa a punti. Che sulla carta è per me, ma si può complicare se sei il punto di riferimento e devi rispondere agli attacchi di tutti”.
Infine, che cosa ne pensa di quanto successo ai recenti Mondiali di cross e in generale delle polemiche sui motorini nella bici?
“Concordo con chi chiede la radiazione (tra cui Merckx, ndr) per una frode simile. Quanto al loro uso già in passato c’erano state discussioni e dubbi, per esempio su Cancellara. Ma Fabian è un campione che ha vinto tantissimo: no, non ci voglio credere, voglio pensare positivo, avere fiducia in lui e in tutti noi”.