A seguito del rinvio della sentenza per i 26 atleti deferiti dalla Procura Nazionale Antidoping per la nota vicenda della mancata reperibilità nel biennio 2011-2012, questi hanno deciso di scrivere una lettera-appello al presidente del Coni, Giovanni Malagò. Dover attendere più di un mese per conoscere il proprio futuro con un anno olimpico alle porte non è facile ed è da qui che nasce la richiesta di tempi più rapidi da parte degli atleti coinvolti.
“Abbiamo atteso con trepidazione venerdì perché eravamo certi che finalmente si sarebbe fatta chiarezza. Purtroppo non è stato così per cui ci troviamo in una sorta di limbo. Conoscendo la sua sensibilità siamo convinti che coglierà lo spirito del nostro messaggio”.
“Caro Presidente, Le scriviamo pubblicamente perché, conoscendo la sua sensibilità rispetto alle problematiche della vita di noi atleti, siamo convinti che coglierà lo spirito del nostro messaggio. Abbiamo atteso con trepidazione la giornata di venerdì perché eravamo certi che finalmente si sarebbe fatta chiarezza su di una vicenda che, nostro malgrado, ci ha visti protagonisti. Purtroppo però non è stato così e ancora oggi ci troviamo in una sorta di limbo nel quale “del futuro non v’è certezza”! Rispettiamo il Tribunale, apprezziamo l’ attenzione mostrata nell’ approfondimento del caso. Noi d’altro canto abbiamo già mostrato la nostra collaborazione rispondendo alle domande poste dal Collegio Giudicante e dalle Parti nelle scorse udienze e producendo documenti a supporto delle nostre affermazioni. Non possiamo tuttavia negare che la decisione di rinviare la decisione per l’acquisizione di nuove prove a data da destinarsi, ci pone in una situazione psicologica molto difficile. Abbiamo apprezzato le sue esternazioni quando ha avuto origine questa vicenda: “C’erano innumerevoli falle nei vecchi sistemi di controllo. La Federazione e gli accusati sono vittime del sistema.”. Nel ringraziarLa, non Le nascondiamo che proprio dalle sue dichiarazioni abbiamo tratto la forza per continuare ad allenarci con serenità, nonostante il fardello di un’accusa che mai ci saremmo aspettati ci venisse rivolta. Da allora sono trascorsi quasi tre mesi e le inadempienze che ci vengono erroneamente contestate, senza che mai prima dello scorso dicembre ci venisse sollevato alcun rimprovero, risalgono a circa cinque anni fa. Ad oggi ancora non sappiamo quale sarà il nostro futuro. Siamo tutti convinti di aver ampiamente dimostrato, come lei aveva prontamente predetto, che siamo stati vittime di un sistema che non funzionava e crediamo di avere diritto di veder conclusa questa vicenda. Molti di noi si stanno allenando in vista dei Mondiali Indoor di marzo e degli Europei di luglio, qualcuno si sta impegnando per ottenere la qualificazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Lei conosce lo sport dal di dentro e sa bene quali sforzi fisici un atleta debba fare per raggiungere un risultato così prestigioso come la qualificazione olimpica e sa anche quanto grande debba essere l’impegno psicologico che deve essere profuso. In questa situazione non siamo in condizione di allenarci come sarebbe necessario e la pressione psicologica alla quale siamo sottoposti aumenta notevolmente il rischio di infortuni. Rinnoviamo il massimo rispetto nella Giustizia sportiva e negli Organi chiamati ad amministrarla. Chiediamo soltanto che i passaggi ancora necessari per giungere a sentenza siano fatti in tempi rapidissimi. Riteniamo un diritto nostro e di tutto lo sport italiano che gli atleti che saranno chiamati a difendere il Tricolore nel consesso olimpico possano farlo essendosi preparati nelle migliori condizioni possibili. Non sarà comunque così perché in questo ultimo periodo nessuno di noi ha avuto la serenità per farlo. Speriamo però che il tutto possa avere una pronta e corretta definizione. Certi della sua sensibilità e comprensione, La ringraziamo per l’attenzione”.