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DALL’INVIATO A RIO DE JANEIRO
Sembrava fatta. Dopo l’incredibile rimonta sulla cinese Yimen Sun in semifinale e la partenza sprint nella finale contro l’ungherese Emese Szasz, Rossella Fiamingo sembrava davvero avere già al collo la medaglia d’oro olimpica, consacrazione di una giovane carriera nella quale ha già festeggiato due trionfi mondiali. Sembrava fatta, e invece all’improvviso si è spenta la luce e la spadista siciliana si è dovuta “accontentare” dell’argento, prima medaglia per l’Italia ai Giochi di Rio de Janeiro e 200esima nella storia delle olimpiadi moderne. “Oggi mi sembra un oro perso, domani sarà un argento vinto”, ha ammesso con onestà una Fiamingo comunque felice e sorridente lasciando la Carioca Arena 3 riempita dai tifosi italiani, che l’hanno sostenuta sin dal mattino al grido “Italia, Italia”: più che Rio, sembrava Catania.
Non è bastato, nonostante una super Fiamingo, protagonista di un percorso netto e senza incertezze: 15-7 alla canadese Mackinon, 15-11 all’atleta di Hong Kong Vivian Kong con un parziale di 12-5 dopo lo svantaggio iniziale, 15-8 alla coreana In-Jeong Choi nei quarti, “quando mi sono detta: ‘Non posso perdere ancora una volta nei quarti’, mi era già successo a Londra”. Poi due ore per riposare e “mantenere la concentrazione”, come chiesto dalla stessa azzurra ai cronisti presenti, “perché finora questo ha fatto la differenza”. Ed è stato così anche in semifinale. Così concentrata da rischiare di inciampare sullo scalino per salire in pedana, la catanese non si è disunita neppure dopo lo svantaggio iniziale, ricucito nella seconda manche fino al 4-5 e ancora una volta nei 28 secondi finali quando la Sun, avanti 11-8 dopo una gara interpretata tatticamente alla perfezione con stoccate rapide e precise nei centimetri finali della pedana, era già pronta a festeggiare. Ma qui è arrivato il miracolo di Rossella, una rimonta lampo, tutta all’attacco, e ancora la stoccata decisiva nel minuto extra, che la 25enne di Catania non poteva far trascorrere perché il sorteggio iniziale aveva regalato la priorità, e dunque l’accesso in finale in caso di parità, alla cinese.
Superata lo scoglio Sun, lo sforzo maggiore sembrava fatto. Perché in fondo l’ungherese Szasz, sopravvissuta in semifinale all’outsider francese Rembi poi scoppiata in lacrime per il bronzo perso, non aveva mai impensierito la Fiamingo in passato. E anche sulla pedana centrale della Carioca Arena 3 il copione sembrava potersi ripetere: siciliana subito avanti, con tanta sicurezza da abbandonare le cautele tattiche dei match precedenti e scappare subito via, fino al fatidico 11-7. “Se ho pensato di aver già vinto? No, mai. Però ho pensato: ‘Mi mancano quattro stoccate’. E così mi sono fatta prendere dalla fretta e un po’ dal panico, come non avevo mai fatto in semifinale”. Il rimpianto c’è, inutile negarlo, e lo dimostrano anche i volti del presidente del Coni Giovanni Malagò e del premier Matteo Renzi, che durante la giornata aveva mandato diversi messaggi alla Fiamingo per incitarla e caricarla (“Ma a un certo punto non li ho guardati più perché mi mettevano ansia”, ha rivelato la siciliana), all’uscita dalla Carioca Arena 3.
“Eppure ieri avrei messo la firma su un argento”, ha osservato l’azzurra con sincerità e il solito sorriso. E in effetti, nella prima giornata dell’Olimpiade di Rio le aspettative maggiori dell’Italia erano su Petra Zublasing e la squadra maschile di tiro con l’arco, senza contare la sfortunata caduta di Nibali. Per la Fiamingo, invece, smaltito l’amaro in bocca ci sarà solo da festeggiare. E poi tornare alla carica per Tokyo 2020, perché per la talentuosa siciliana l’appuntamento con l’oro è solo rimandato: “Sì, ci ho già pensato. Nella mia vita ho sempre fatto tutto per gradini: voglio la medaglia d’oro olimpica e dovrò lavorare duramente per arrivare in Giappone ancora più forte. Ora, però, forse rispetto la promessa fatta in caso di medaglia d’oro e mi taglio i capelli. E magari me li tingo di rosa”. Chissà cosa ne pensa il fidanzato Luca Dotto.