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DALL’INVIATO A RIO DE JANEIRO
Quanto è difficile ospitare un’Olimpiade. Lo sa Roma, che per la terza volta in venti anni sta provando a riportare i Giochi estivi in Italia dopo l’edizione del 1960 ma deve vincere la resistenza del neo sindaco pentastellato Virginia Raggi, dopo essersi arresa nei tentativi precedenti ad avversari diversi: la Storia di Atene alla fine dello scorso millennio, i problemi finanziari affrontati dal governo Monti nel 2012. Ma lo sa anche Rio de Janeiro, tutt’altro che pronta a ospitare la XXXI edizione dei Giochi Olimpici estivi, al via tra due giorni con la cerimonia del Maracanà.
Per accorgersi del ritardo nei lavori e della organizzazione non perfetta della città brasiliana basta un giro in macchina. Risolto il problema del Villaggio olimpico anche con l’aiuto esterno (il Coni ha completato da solo, la scorsa settimana, la palazzina riservata agli atleti italiani), non altrettanto può dirsi, per esempio, per le infrastrutture. Persino a Barra, nel Parco olimpico, lo spettacolo visivo non è dei migliori: strutture provvisorie, ponti costruiti all’ultimo momento e poco sicuri, hotel e villaggi non completati. Funzionano, invece, i trasporti, ma solo quelli creati ad hoc per i Giochi e naturalmente con i tempi lunghi dovuti al traffico (a Roma e Milano, in confronto, ci sono poche macchine): in alcuni punti persino per le ambulanze e per le macchine della polizia è difficile passare. Se passate per Rio e volete prendere un autobus comune, invece, vi conviene rinunciare in partenza.
Di polizia ce n’è tanta, anzi tantissima. E vicino alla polizia, sempre, ci sono i militari, con i mitra rigorosamente in mano. Sulle strade principali c’è un posto di blocco ogni due chilometri circa. Nel Parco olimpico, poi, la presenza delle forze dell’ordine è ancor più folta. E nulla è ancora cominciato, quindi è presumibile un maggiore spiegamento di polizia, soprattutto su Avenida Embaixador Abelardo Bueno, la via principale dove sono posizionati, uno dietro l’altro, un buon numero di impianti olimpici.
In attesa dell’apertura di Casa Italia, prevista per questa sera a Rio (la notte in Italia) con il presidente del Consiglio Matteo Renzi ma non il sindaco di Roma Virginia Raggi (entrambi invitati anche per promuovere Roma 2024 con i membri del Cio presenti), la maggior parte della delegazione italiana ha raggiunto il Brasile. Oggi è sbarcato il Setterosa di pallanuoto e il tennista Thomas Fabbiano, “ripescato” all’ultimo minuto per le defezioni del tennis. Ieri, invece, era arrivata l’olimpionica del fioretto femminile Elisa Di Francisca, tra le ultime rappresentanti della scherma a raggiungere Rio. Sullo stesso aereo anche Valentina Truppa (equitazione), Giulia Conti e Francesca Clapcich (vela), Andreas Seppi e il nuovo numero uno del tennis italiano Paolo Lorenzi, mentre Karin Knapp ha fatto scalo a San Paolo con una folta delegazione della Fit, capeggiata da Corrado Barazzutti e il professor Parra.
I Giochi stanno per cominciare, anzi sono già cominciati con le prime partite del torneo di calcio femminile. Rio non è pronta, ma tra quarantotto ore dovrà esserlo per forza.
Sportface/Italpress