Ettore Messina l’America l’ha trovata per davvero: una contratto con San Antonio e il sogno Nba che si realizza. Ma l’allenatore italiano non dimentica le origini, troppo forte il richiamo della patria per rifiutare. E così sulla panchina della Nazionale che cercherà di conquistare un posto a Rio 2016 ci sarà lui. “Sapevo che si diceva che se avessero bussato sarebbe stato alla mia porta. Ma era un se. Quando hanno chiamato ne ho parlato con mia moglie, non ho consultato gli amici: ho detto sì in 24 ore” racconta il tecnico.
Un’avventura rischiosa per chi ha una carriera che può solo migliorare: vice allenatore dei San Antonio Spurs, una delle compagine più importanti del mondo, il centro nevralgico del basket mondiale. Ma a Messina le sfide piacciono e l’Italia rappresenta sempre il primo amore. Era il 1992 quando l’abbracciò per la prima volta, a distanza di 24 anni è pronto al bis. “Da istintivo non ho pensato un attimo a dire di no: so che il tempo è poco, che è una scommessa, per questo ho chiesto una chiamata a progetto. Se poi andremo davvero a Rio, valuteremo un dopo. Voglio sfilare dietro una bandiera, dormire al villaggio, mangiare alla mensa con campioni del mondo, respirare lo spirito olimpico”. L’allenatore italiano è carico, la sfide non lo spaventano. “I giocatori non faranno in tempo a stufarsi di me, la fretta ci aiuterà a restare concentrati senza macerarci nella paura dell’esame di maturità che arriva a luglio, al Preolimpico di Torino. Poi so bene che il favore con cui è stato accolto il mio nome durerà finché dureranno i risultati. Poi si farà all’italiana, come sempre. Ma la vita mi ha insegnato che il mondo non finisce con la partita, che una sconfitta brucia molto ma è solo un graffio, che vincere soddisfa, ma non risolve l’esistenza” racconta in un’intervista concessa a Famiglia Cristiana.
Grandi insegnamenti da uomo di sport, Messina ha già in mente l’obiettivo finale. “Sarà far sì che gli splendidi momenti di basket che l’Italia ha dimostrato di saper giocare diventino concretezza per finalizzare le partite, senza restare ostaggi della media al tiro. Il biglietto per Rio 2016 passa dalle capacità di ognuno di stare nel ruolo, che in Nazionale è diverso dal club: Belinelli, Bargnani, Gallinari che in Nba non sono leader qui dovranno diventarlo. Quelli che, come Gentile, lo sono in campionato, dovranno sapervestire un ruolo diverso”.