Dalla tragedia alla gioia. Quando, il mese scorso, Aymen Hussein ha segnato il gol che ha regalato all’Iraq un posto nel torneo olimpico di calcio di Rio 2016, in pochi conoscevano la sua storia. L’attaccante 23enne, diventato un eroe per il suo paese, ha vissuto in prima persona la sofferenze della guerra. Aymen ha perso il padre nel 2008, ucciso a Baghdad in un attacco terroristico rivendicato da al-Qaida. Ma non è tutto, perché da due anni il giovane attaccante della nazionale non ha più notizie del fratello, un poliziotto rapito, per quanto rivelato da fonti istituzionali, da un gruppo terrorista. “Nessuno sa realmente cosa è successo – ha spiegato Hussein all’Associated Press – e nessuno sa dove si trovi mio fratello, ma io spero ancora che sia vivo“.
Aymen ora vive a Baghdad, dove gioca a calcio ed è diventato un perno della nazionale. La madre e i fratelli, invece, hanno trovato rifugio nella città di Kirkuk, dopo che la loro casa è stata demolita in un altro attacco terroristico. Una preoccupazione senza fine, eppure Hussein non ha perso la speranza, anzi: “Ringrazio sempre Dio per la mia situazione – ha spiegato il calciatore – Ho ancora delle pareti attorno a me, mentre molti sfollati vivono nelle tende“. Adesso è anche un eroe per l’Iraq, grazie al gol che ha regalato alla sua nazionale il terzo posto nel campionato asiatico under 23 e soprattutto un posto all’Olimpiade di Rio 2016. “Non ho mai lasciato il mio paese – ha confessato Aymen – se non per qualche viaggio con la squadra. Cosa so del Brasile? Solo ciò che vedo in televisione o su Youtube, mi dicono che sia famoso per le spiagge e le donne“. Tra meno di sei mesi potrà scoprirlo con i suoi occhi.