L’Italia del pugilato chiude i Mondiali AIBA prima delle semifinali e torna a casa da Ekaterinburg, in Russia, senza medaglie. Questa è la terza edizione consecutiva che gli azzurri tornano a casa a mani vuote. L’allenatore Giulio Coletta è rimasto molto contrariato, non solo dalla prova dell’Italia ma anche da due verdetti, quello di Federico Serra (52) contro Angeletti (Usa) e di Salvatore Cavallaro nei confronti del brasiliano De Conceicao nei medi. Il ct analizza la spedizione azzurra: “I tempi gloriosi di Cammarelle e Russo, Picardi e Mangicapre sono lontani, stiamo con molta fatica cercando di ricostruire la squadra e non chiediamo favori a nessuno, vorremmo solo che ci venisse riconosciuto quello che meritiamo. A questi mondiali ci siamo presentati in 6, consapevoli delle difficoltà. Iozia (63) era fuori peso, Malanga (69) si è ferito (testata) nel match vittorioso con l’estone Kamanin, mentre Mouhiidine (91) ha sofferto l’emozione del debutto, che non mi aspettavo. Carbotti (+90) è ancora impreparato a questi livelli”.
Ha proseguito poi raccontando le decisioni, a suo dire clamorose, degli arbitri. Questo il suo commento: “Dopo l’ingiusta sconfitta di Serra, speravo che almeno a Cavallaro, la nostra punta, fosse dato quanto meritava. Invece i giudici lo hanno fregato clamorosamente, assegnando la vittoria al brasiliano De Conceicao, che faceva scena ma portava colpi spesso irregolari, mentre quelli di Salvatore erano più precisi e numerosi. Quando ho visto che i giudici Usa, Russia e argentino avevano dato la vittoria all’americano il sospetto che qualcosa non funzionasse è diventato quasi una certezza. I fischi del pubblico e il parere di molti tecnici mi hanno confermato un verdetto scandaloso. Andiamo avanti e continuiamo a lavorare, anche se questi verdetti scoraggiano pugili e tecnici. Il problema grave e che ai vertici dei vari settori, restino burocrati che decidono il destino della boxe. Se il livello dei giudici e degli arbitri è così basso un motivo di sarà. E noi siamo le vittime”.