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Desiderio, sconfitta, dolore ma soprattutto una vittoria sociale. Sono questi alcuni dei temi più importanti di “Butterfly”, il film documentario con la regia di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman che racconta la storia di Irma Testa, la prima ragazza italiana nella boxe a qualificarsi per le Olimpiadi. Una storia che nasce a Torre Annunziata, in provincia di Napoli e racconta il percorso sportivo che si intreccia con quello familiare: Irma trascorre mesi nei ritiri di allenamento lontano da casa, sotto pressione e con enormi aspettative nei suoi confronti. La sconfitta ai quarti di finale delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, dove il suo grande obiettivo era quello di trionfare, fa venire in lei il dubbio se valga la pena o meno di rinunciare alla sua gioventù per i propri obiettivi sportivi: “La sconfitta è una delusione che ti porti dietro – ha sottolineato Irma nella conferenza stampa al termine della proiezione alla ‘Casa del Cinema’ a Roma – è stato molto difficile aprirmi in un momento molto difficile per me perché in questi momenti di solito mi chiudo in me stessa e fare vedere tutto ciò in uno schermo è stata la complessità più grande”.
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All’interno del film uno degli elementi che emerge è la situazione familiare di Irma con i contrasti con la madre e la situazione del fratello più piccolo che rifiuta di andare a scuola e Irma, dopo la sconfitta di Rio, torna a casa per cercare di riprendere in mano la situazione: “Lei è straordinaria dal punto di vista umano – ha dichiarato il vicepresidente vicario della Federazione pugilistica italiana Flavio D’Ambrosi – Irma ha già vinto la sua battaglia come persona ma sono sicuro che ci regalerà anche grandi emozioni dal punto di vista sportivo”. Un film documentario che sta riscuotendo grande successo e che è in lizza anche per il festival nord americano di documentari che si terrà a Toronto: “Dopo la sconfitta alle Olimpiadi Irma si è aperta in tutto e per tutto – ha ammesso uno dei due registi Alessandro Cassigoli – si è messa in gioco e siamo riusciti a portare al limite questo fatto del documentario grazie soprattutto a lei”. “Quando abbiamo conosciuto Irma non sapevamo esattamente dove andava questa storia – ha detto l’altro regista del film-documentario Casey Kauffman – ma sentivamo qualcosa che ci piaceva anche legato al contesto”.
Irma si è messa alle spalle la delusione di Rio e adesso punta forte a Tokyo, da atleta più matura: “La preparazione sta andando molto bene, sono reduce dalla Russia dove ho vinto il campionato Europeo Under 22 – ha sottolineato l’azzurra – I prossimi impegni saranno molto importanti, per Tokyo so io cosa voglio: rimane un obiettivo e il mio sogno. Penso di aver trovato la strada giusta e come si fa l’atleta a 360 gradi. Adesso mi sento un’atleta matura”.
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