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“Non è sufficiente riportare il pugilato italiano ai vertici internazionali, ripercorrendo fasti e gloria del passato, se il nostro impegno non è diretto ad affermare, altresì, la dimensione valoriale della nobile arte”. Esordisce cin questo modo il Presidente della FPI Flavio D’Ambrosi in un messaggio odierno. “Con orgoglio e convinzione dobbiamo essere capaci di proiettare le implicazioni culturali ed educative della nostra antica disciplina la cui pratica, anche a livello amatoriale, influisce significativamente sull’educazione ad un patrimonio di valori e principi che sono il collante del vivere comune”, ha aggiunto D’Ambrosi. “In questo il pugilato è un ‘gigante’ e possiede nel suo genoma più autentico, che risale alle antiche olimpiadi greche, enormi potenzialità educative che vanno al di là della competizione che si svolge sul ring”, ha precisato il numero uno della federazione.
“La competizione pugilistica è performance sociale nella quale gli attori non si scontrano ma si confrontano con onestà e fair play, impedendo all’aggressività umana di trasformarsi in bieca violenza. Così il gigante pugilato diviene strumento di uguaglianza, nonché di pari opportunità di partecipare alle competizioni e affermare se stesso; il tutto nell’alveo di regole condivise”, ha continuato il presidente della FPI. “Tutto questo riconduce la nobile arte a pura pratica ‘agonale’, legata cioè ai valori dell’agorà , dell’incontro, del dialogo, del confronto che, paradossalmente ma realmente, favorisce un incontro tra gli atleti e non uno scontro. Scollegare il pugilato dai valori sociali e dall’educazione significherebbe decretarne la futura morte, svuotandolo del suo significato e del suo senso più autentico. Questo noi non lo permetteremo mai”, ha concluso D’Ambrosi.Â
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