Cindy Ngamba, pugile dei pesi medi, farà il proprio debutto da professionista il 7 marzo. La 26enne ha scritto una nuova pagina della storia sportiva internazionale nel corso dell’estate scorsa. Ngamba è infatti diventata la prima atleta che gareggia come rifugiata a vincere una medaglia olimpica, conquistando il bronzo nei Giochi di Parigi 2024. La pugile è ora attesa a Londra, alla Royal Albert Hall, dove prenderà parte a un cartellone esclusivamente femminile, con protagonista un incontro tra Lauren Price e Natasha Jonas. “Ogni pugile vuole prefissarsi obiettivi e traguardi elevati”, ha dichiarato Ngamba martedì nel corso di una conferenza stampa. “Voglio salire sul ring con le pugili più esperte e, si spera, puntare a qualsiasi titolo mondiale possibile“, ha aggiunto.
La storia di Cindy Ngamba
Cindy Ngamba è originaria del Camerun e si è trasferita in Gran Bretagna nel 1998, quando aveva dieci anni. La pugile non può fare ritorno al proprio Paese natale, perché a diciotto anni si è dichiarata omosessuale. In Camerun, l’appartenenza alla comunità Lgbtq+ è punita con la reclusione e, in determinati casi, anche con la pena di morte. Mentre perseguiva gli studi di criminologia, l’atleta ha preso parte agli Europei di pugilato del 2023 sotto la bandiera del team rifugiati, ottenendo l’accesso alle Olimpiadi.
Ngamba ha avuto la possibilità di partecipare ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 tra le fila della squadra dei rifugiati, raggiungendo la finale per il terzo posto del torneo femminile sotto i 75 kg e ricoprendo il ruolo di portabandiera. Sul ring ha affrontato e battuto l’eroina di casa Davina Michel, nella prova valida per la semifinale. Il successo le ha permesso di staccare il pass per la fase successiva, assicurandole una medaglia. Ngamba è stata battuta dall’atleta panamense Atheyna Bylon, ma nonostante la sconfitta ha potuto mettere al collo il bronzo. Si tratta della prima medaglia olimpica della carriera di Ngamba, ma anche della prima ottenuta dal team dei rifugiati, alla sua terza rassegna a cinque cerchi.
La storia del Refugee Olympic Team
Il ‘Refugee Olympic Team’, la squadra olimpica dei rifugiati, ha debuttato ai Giochi di Rio, nel 2016. La sua nascita è stata fortemente voluta da Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifiutati, insignito dell’Alloro Olimpico durante la cerimonia di apertura brasiliana. “Lo sport è un simbolo di speranza e di pace, che oggi purtroppo scarseggiano” aveva dichiarato per l’occasione il rappresentante dell’Unhcr. Grandi aveva portato la torcia olimpica in rappresentanza delle 120 milioni di persone costrette alla fuga nel mondo.
Prima del successo di Ngamba, la squadra dei rifugiati aveva ottenuto al massimo la quinta posizione, raggiunta in due occasioni nei Giochi di Tokyo 2020: la prima volta grazie ad Hamoon Derafshipour nel karate, la seconda a Kimia Alizadeh nel taekwondo. A Parigi, sono stati 37 gli atleti del team rifugiati a prendere parte alle competizioni. Quindici diversi Comitati Olimpici Nazionali hanno ospitato gli atleti: Austria, Canada, Francia, Germania, Israele, Italia, Giordania, Kenya, Messico, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.