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Nei pesi medi che furono di Bernard Hopkins (campione del mondo di divisione a 40 anni, poi mediomassimo iridato da record a 49), la longevità è sempre argomento di casa. Matteo Signani è l’ennesima bella storia di sport, protagonista di una scalata per pochi, da “pugile considerato perdente” a unico italiano con una cintura europea. A 43 anni, con un record fatto di 31 vittorie, 5 sconfitte e 3 pareggi, Matteo Signani quella cintura è chiamato a difenderla per la terza volta. Stavolta in trasferta (terza volta fuori dall’Italia) contro un pugile di casa: Anderson Prestot a Massy in Francia. L’incontro era in programma originariamente sabato 19 marzo, ma fu rinviato a causa di un ascesso dentale improvviso subìto da Matteo il giorno del peso. Ora si torna sul ring, sempre in Francia dove nell’ottobre 2020 vinse per ko tecnico al secondo round con un gancio sinistro che spense la luce a Maxime Beaussire a Caen.
Signani sta vivendo un paradosso: è in una fase della vita pugilistica in cui ogni incontro può essere il più importante della carriera e un lasciapassare per un traguardo più prestigioso ma allo stesso tempo, a 43 anni, può bastare un passo falso per cancellare quelle motivazioni necessarie per andare avanti. Al centro dei due opposti però ci sono i numeri: il Giaguaro è dodicesimo nel ranking WBC, decimo per l’IBF. Un piazzamento che può far sognare qualsiasi scenario. E sulla speranza di una chance mondiale: “Io so soltanto che sono campione europeo, che voglio restare campione, e che questa cintura può essere il mio biglietto d’ingresso per un grande match mondiale. Poi ci son quattro sigle, quattro federazioni… tutto può accadere. Io so solo che ora il mirino è su Anderson Prestot, e come ho già detto, l’obiettivo è abbatterlo per continuare a credere nei miei sogni”. Obiettivo chiaro, per una chance ai vertici di una divisione con quattro campioni diversi: Gennadiy Golovkin (IBF, il kazako però sale nei supermedi per sfidare Canelo), Erislandy Lara (WBA), Jermall Charlo (WBC), Demetrius Andrade (WBO). Se una sfida mondiale è solo un sogno irrealizzabile, Matteo Signani vuole continuare a meritarsi di sognare.
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