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C’è chi lo accusa di aver evitato chirurgicamente Beterbiev e Benavidez e c’è chi come Gervonta Davis è sicuro che “batterà chiunque”. Saul ‘Canelo’ Alvarez torna sul ring e lo fa contro Dmitry Bivol per scalare il regno dei mediomassimi come fece nel 2019 contro Kovalev. Stavolta c’è un altro russo, sempre a Las Vegas, più giovane e più pericoloso del nativo di Kopejsk. Per Bivol diciannove incontri da professionista, zero sconfitte e sette difese della cintura WBA dei supermedi. L’allungo è di 183 cm, più del messicano che parte sfavorito (come al suo solito) anche in altezza di quasi 10 cm. Bivol a 32 anni ha battuto alcuni dei più grandi. La vittima più illustre è l’americano Joe Smith Jr che il prossimo giugno dovrà vedersela contro Beterbiev. Poi Sullivan Barbera, che contro il russo ha iniziato la parabola discndente tipica dei 40enni. Poi Jean Pascal, prima del connazionale Umar Salamov, 27 anni frenato dopo dodici round. Tutte vittorie per decisione unanime di un pugile che sa comunque colpire in modo pesante, ma che sa soprattutto martellare con colpi lunghi, sfoggiando un footwork eccezionale e assorbendo i pugni più duri.
Di fronte però c’è semplicemente il volto della boxe. Saul ‘Canelo’ Alvarez che non perde dal 2013 quando ricevette una lezione di pugilato da Floyd Mayweather. Poi la scalata, campione mondiale in quattro differenti categorie di peso, capace di unificare le corone dei supermedi in poco più di un anno sconfiggendo Callum Smith, Caleb Plant e Billy Joe Saunders. Mandare al tappeto il russo come fatto contro il mancino gitano sarà la vera impresa del rosso di Guadalajara. Per Canelo il 2022 offre probabilmente la seconda sfida più dura della carriera dopo Myweather e Golovkin. E a novembre ci sarà probabilmente il terzo capitolo contro il kazako, reduce dalla vittoria in Giappone con Murata. Una vittoria e un pareggio, entrambi contestatissimi da GGG in primis che a 40 anni tenta di venire a capo del rebus Alvarez.
“Canelo ha lasciato un segno nella storia della boxe, ma credo di poterlo battere. Devo sfruttare i miei punti di forza”, dice Bivol a The Ring. Dovrà salire sul ring in condizioni particolari. A differenza delle altre sigle della boxe, la WBA non ha bandito i russi nell’ambito delle sanzioni per l’aggressione all’Ucraina. Ma non potrà avere bandiera e inno nazionale con sé. Non un problema per chi in Russia ci si è solo trasferito all’età di 11 anni. Nato in Kirghizistan da padre moldavo e madre coreana, con la gloria trovata tra i ring di Manchester e New York. Impossibile sanzionare un cittadino del mondo. A quello dovrà pensarci Canelo.
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