Tutto è politica. Anche e soprattutto lo sport. E il caso che ha riguardato la nostra pugile Angela Carini e l’algerina Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi 2024 – oltre ad aver scatenato gli interventi di moltissimi esponenti dei partiti nostrani – è legato anche ad una vicenda di politica sportiva che con il ring c’entra poco e niente. Come è noto Khelif è stata squalificata ai Mondiali 2023 di Nuova Delhi dall’IBA per dei livelli di testosterone giudicati eccessivi rispetto ai criteri di ammissibilità dell’International Boxing Association. Nello stesso anno però l’organismo che governava la boxe dilettantistica è stato escluso dal movimento olimpico dal CIO, dopo la sospensione nel 2019 per dei “problemi di governance”.
Di fatto, i tornei di qualificazione e i tornei pugilistici delle Olimpiadi di Parigi 2024 (come a Tokyo 2020) sono stati organizzati da una task force del Cio (Paris 2024 Boxing Unit). Altra organizzazione. E altri criteri d’accesso, che hanno consentito a Khelif di partecipare alla rassegna a cinque cerchi. Il futuro però è un’incognita perché le Olimpiadi di Los Angeles 2028 sono ormai dietro l’angolo in termini di organizzazione e la boxe (al momento fuori dal programma) è appesa ad un filo. “In virtù dell’universalità e dell’elevata inclusività sociale della boxe, il CIO vuole che continui a essere presente nel programma dei Giochi Olimpici”, ha affermato lo scorso aprile il CIO, che però ha fissato una deadline: il 2025. Entro l’inizio del prossimo anno il Comitato guidato da Bach vuole avere le rassicurazioni da parte di una nuova Federazione Internazionale.
Nel 2023 a tal proposito è nata una federazione che si candida a questo ruolo, la World Boxing, nata con l’obiettivo di mantenere “la boxe al centro del movimento olimpico” e di garantire “che gli interessi dei pugili siano messi al primo posto”. L’organismo ha incassato le adesioni ‘pesanti’ di Gran Bretagna e Stati Uniti e negli ultimi giorni anche quella della federazione italiana in quello che è “un passaggio fondamentale per assicurare ai nostri atleti la possibilità di continuare a coltivare il sogno olimpico in prospettiva Los Angeles 2028”, ha scritto la FPI in una nota.
Il CIO poche settimane fa ha avvisato: “L’istituzione di una nuova federazione, che rispetti le condizioni del CIO per il riconoscimento, è ora nelle mani delle Federazioni Nazionali di Boxe e dei loro Comitati Olimpici Nazionali (NOC). Ogni Federazione Nazionale di Boxe e NOC che desidera che i propri pugili realizzino i propri sogni olimpici e vincano medaglie a Los Angeles 2028 dovrà ora prendere le decisioni necessarie”. Tradotto: è il tempo delle prese di posizione. E la World Boxing – che ha già fissato un calendario di gare per il post Parigi e di recente ha incontrato il CIO – aspetta. Ad ottobre il nuovo organismo organizzerà un campionato mondiale U19 negli Stati Uniti. E a novembre è prevista la cosiddetta World Boxing Cup, in programma in Inghilterra. Al momento sono 37 le federazioni affiliate in quella che ha l’aspetto di una corsa contro il tempo.