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“Tyson, ci vediamo nel 2024”. Ai microfoni di IFL.TV, col sorriso tra le labbra, Guido Vianello chiama Tyson Fury, amico, compagno di sparring, idolo di una vita e, perché no, un possibile futuro avversario. Difficile, chiaro. Una montagna da scalare nella divisione regina della boxe. Ma i sogni più belli sono quelli più difficili. Lo sa bene Guido Vianello, che dopo l’Olimpiade di Rio 2016 ha tentato la strada del professionismo, scommettendo sul suo futuro negli Stati Uniti. La firma con la Top Rank di Bob Arum gli apre possibilità nuove e ring prestigiosi. Nel dicembre del 2018 fa il suo esordio nel professionismo al Madison Square Garden nel sottoclou di una riunione che include nomi come Lomachenko e Teofimo Lopez. Da quel momento sono arrivate nove vittorie e un pareggio. Ora la sfida contro Jay McFarlane. Scozzese, tredici vittorie e sei sconfitte, un fisico che ricorda Andy Ruiz con un record che però non riflette di certo il talento enorme del messicano.
Nella conferenza stampa di presentazione, McFarlane si limita alle schermaglie per costruirsi la veste del villain: “Ho avuto problemi personali per tutta la mia carriera ma adesso sono completamente cambiato e non ho mai avuto una forma così smagliante. Sono felice di essere a Roma, è una bella città, ma spero che chi ha fatto il contratto abbia messo in conto che rovinerò la serata di Guido: avete fatto un grande errore!”. Vianello non si nasconde: “Sono mentalmente forte. Sono maturo. Sono più fiducioso di prima. Sono fisicamente forte. Ho avuto una grande esperienza negli anni passati e voglio portare tutto quello che ho imparato sul ring, venerdì sera. Forse McFarlane pensa di poter causare un upset: gli consiglio di godersi Roma, è una bella città. Venerdì sera sul ring sarà un’altra storia”.
L’obiettivo è chiaro. Vianello vuole una cintura nel 2023. Tradotto: il pugile romano insegue il salto di qualità, il suo ma necessariamente anche dello sfidante. Un primo traguardo può essere il titolo UE dei pesi massimi. D’altronde il ritorno a Roma è un indizio in tal senso. L’America offre opportunità inestimabili, ma un pugile italiano deve farsi conoscere necessariamente nei ring europei. Si parte dall’Atlantico di Roma. Dopo quattro anni negli Stati Uniti, tre training camp di Tyson Fury, sei mesi a Big Bear Lake sotto la guida di Abel Sanchez, Guido Vianello si riprende l’Italia, patria di Primo Carnera e Francesco Damiani, fino ad oggi unici due italiani campioni del mondo dei pesi massimi. Uno stimolo in più per Guido Vianello, aspettando Aziz Abbes Mouhiidine. Il sogno della divisione regina può tornare a varcare i confini italiani.
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