[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”1132026″]
Gli hanno vietato di salire sul ring con la bandiera russa e l’inno nazionale. Dmitry Bivol, che in Russia ci si è solo trasferito all’età di 11 anni, dopo essere nato in Kirghizistan da madre coreana e padre moldavo, non si è certo strappato i capelli e ha scritto una pagina di storia del pugilato, battendo a sorpresa ai punti Saul ‘Canelo’ Alvarez. Solo Mayweather ci era riuscito, ma quello era un Canelo 22enne, talentuoso ma ancora inesperto. I tre cartellini dei giudici, tutti con lo stesso punteggio (115-113) forse sono persino generosi. Canelo aveva rischiato anche contro Saunders, ma in quel caso aveva risolto il rebus negli ultimi round con un ko all’undicesimo. Stavolta no, la differenza di stazza e di allungo ha pesato. Sul ring di Las Vegas insomma il rosso di Guadalajara, primo nelle classifiche pound for pound, osa troppo e cade per mano di un coetaneo di Tokmok, una delle città più rilevanti dal punto di vista geopolitico di una regione complicata. Ed è la geopolitica ad aver preso la scena alla vigilia di un match che nelle intenzioni del team messicano doveva essere sì l’occasione per alzare l’asticella in vista del terzo capitolo contro Golovkin. Bivol qualche difetto l’ha mostrato negli incontri precedenti, ma non sul ring contro Canelo, sfoggiando un grande jab in virtù del favore in allungo, con un footwork che ha mandato fuori giri l’avversario.
Lui, russo, è uno dei pochissimi atleti non sanzionati. Wbc e Ibf hanno deciso di non certificare i combattimenti di pugili russi e bielorussi nell’ambito delle sanzioni per l’aggressione all’Ucraina. Non la Wba che questo match ce l’aveva tra le mani, solo pochi provvedimenti: niente inno, niente bandiera. Con tanto di proteste dei fratelli Klitscho, leggende della boxe, oggi divisi tra politica e fronte per difendere Kiev. “L’ho sostenuto per tutta la sua carriera, mi è piaciuto il modo in cui combatteva e ovviamente sono stato contento quando ha vinto. È uno sportivo, dovrebbe sapere che lo sport e la politica sono diversi“, la risposta di Bivol a Vitali. Le polemiche non si sono spente, anche se Bivol mesi fa confessò di essere “preoccupato per la situazione in Ucraina”, dove aveva molti amici: “Per me è davvero triste, ogni giorno mi sveglio e spero che smetta”. Ora c’è la vittoria più importante della sua carriera. Si tratta della nona difesa della cintura dei mediomassimi. A fine anno dovrà incrociare nuovamente i guantoni con Canelo per la rivincita. Bivol dice sì, ma precisa: “Il campione sono io, voglio essere trattato come tale“. Traduzione: la differenza di paga del primo incontro scordatela, se vuoi il rematch. Per Canelo la lezione di russo costa carissima, in tutti i sensi.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]