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Dopo la tragedia di Simiso Buthelezi, il giovane pugile deceduto due giorni dopo il combattimento sospeso per il suo evidente stato di disorientamento sul ring, il suo avversario Siphesihle Mntungwa ha rivelato di volersi suicidare. “Mi additano come assassino. Ho ricevuto pesanti critiche e insulti sulle piattaforme social quando Simiso è stato ricoverato in ospedale. Ora che è morto la situazione è peggiorata. Non ce la faccio più. Mi resta solo il suicidio. Anche i miei vicini hanno postato messaggi molto brutti su di me. Non sono più al sicuro”.
Mntungwa ha poi continuato: “Non ho ucciso Simiso. Eravamo in un incontro di boxe. Tutto quello che volevo era vincere il titolo, che forse avrebbe contribuito a cambiare la mia vita e quella della mia famiglia. Sono l’unico a lavorare a casa, dove sto con mio fratello minore, mia zia e i suoi figli. Mia madre è morta quando avevo quattro anni, mio padre è ancora vivo ma non stiamo con lui. Vincere quel titolo mi avrebbe aiutato finanziariamente. Ma la gente mi ha bollato come un assassino. Avrei potuto essere io a morire. La famiglia di Simiso sta soffrendo. Si era appena laureato in botanica e zoologia. Magari la sua famiglia aveva venduto le mucche per assicurarsi che finisse gli studi. È triste e molto doloroso, ma non avevo intenzione di ucciderlo”.
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