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Anche su Tokyo 2020 aleggia lo spettro della corruzione. E’ il quotidiano britannico Guardian a lanciare la bomba: sarebbero stati effettuati una serie di misteriosi bonifici dal comitato organizzatore olimpico a favore del figlio dell’ex presidente della Federazione Internazionale di Atletica Leggera. Una maxi-tangente per favorire l’assegnazione della manifestazione alla capitale giapponese.
Dopo le accuse di corruzione e insabbiamento di casi di doping, Diack – attualmente sotto indagine in Francia – è ora sospettato di aver condizionato la vittoria di Tokio dopo aver incassato oltre 1,3 milioni di euro. I pagamenti, effettuati senza un’apparente giustificazione, sono stati effettuati (prima dell’assegnazione delle Olimpiadi, dunque prima del 2013) dal comitato organizzatore di Tokio sul conto corrente di una banca di Singapore riconducibile a Papa Massata Diack, che all’epoca ricopriva il ruolo di consulente marketing per la Iaaf. Uno scandalo che, se confermato, avrebbe del clamoroso. Non è la prima che si verifica una caso del genere:  già per i Giochi Invernali di Salt Lake City del 2002 era stata accertata la corruzione. Nel marzo scorso era stato sempre il quotidiano britannico ad annunciare indagini in corso sulla prossima Olimpiade di Rio 2016 e su quella di Tokyo.
Ora i nuovi sospetti sembrano giustificare quei sospetti. Al centro del presunto scandalo la controversa figura di Diack, membro del Cio dal 1999 al 2013, prima di diventarne membro onorario nel 2014. Dimessosi lo scorso novembre, il suo nome risulta nuovamente legato ad un caso di corruzione, come già avvenne ai tempi della Iaaf. Un’inchiesta dell’agenzia mondiale anti-doping (Wada) lo scorso inverno ha accertato come Diack e suo figlio abbiano agito negli anni come un’informale struttura operativa del tutto illegittima all’interno della Iaaf. Una sorta di sotto-governo centrale di corruzione, pratica che potrebbe aver esteso anche all’interno del Cio.