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È scontro totale tra il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) e la Federazione italiana nuoto (Fin). Motivo del contendere: il ricorso presentato dal presidente della Fin Paolo Barelli davanti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, dunque fuori dall’ordinamento giuridico sportivo, contro la sentenza di assoluzione pronunciata dal Collegio di Garanzia, la Cassazione dello sport, nei confronti del presidente del Coni Giovanni Malagò.
Di cosa si parla? Della querelle nata dalla denuncia per “truffa aggravata” mossa dal Coni contro la Fin due anni fa in relazione ai soldi ricevuti per la ristrutturazione e la manutenzione della piscina olimpica del Foro Italico per il Mondiale del 2009. Una questione chiusa dalla magistratura ordinaria con l’archiviazione, ma una ferita ancora aperta per la Fin. “Noi non abbiamo mai cercato rogne – ha ribadito oggi Barelli durante il Consiglio nazionale del Coni – Ma siamo stati attaccati da nostro padre, il Coni, e abbiamo reagito”.
La reazione si è estrinsecata nella condanna, da parte della giustizia endofederale della Fin, di Malagò in quanto presidente del Circolo Canottieri Aniene, affiliato alla federazione, per il mancato rispetto dell’obbligo di lealtà, correttezza e probità: i giudici della Fin hanno punito con un’inibizione di 16 mesi, ridotti a 14 in appello, le frasi sull’ipotetica truffa aggravata della Federnuoto pronunciate da Malagò nella Giunta nazionale del marzo 2014.
Il Collegio di Garanzia del Coni, però, ha cancellato l’inibizione, decisione non accettata da Barelli che ha presentato ricorso al Tar, in violazione della clausola compromissoria che non permette ai tesserati sportivi di appellarsi alla giustizia ordinaria: “Il nostro ricorso non fa riferimento all’assoluzione di Malagò perché non sarebbe legittimo – ha precisato oggi il presidente della Fin nel suo intervento di fronte al Consiglio – ma alla modalità con cui è stata presa dal punto di vista formale. Reazione eccessiva e non adeguata? È discutibile. Comunque io e la Federnuoto ne abbiamo le tasche piene molto più di voi, che ogni mese dovete sentire parlare di questa storia e di come la racconta in modo magistrale il presidente del Coni”.
Malagò, appoggiato peraltro dall’intero Consiglio, non ha affatto gradito il ricorso di Barelli fuori dall’ordinamento sportivo, tanto da lanciare una provocazione (“Se non condividete il fatto che il Collegio di Garanzia sia l’ultimo grado di giudizio dell’ordinamento sportivo, trovatevi un altro presidente”). E poi, anzi soprattutto, ha ricordato al presidente della Fin il rischio della decadenza dalla carica di presidente federale. “Le carte sono molto chiare”, ha sentenziato il presidente del Coni facendo riferimento alle norme sulla decadenza in caso di controversie giudiziarie contro il Coni (l’articolo 7.4, comma 7, dei Principi Fondamentali degli statuti delle federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive ed associate; e anche l’articolo 25, punti 7 e 8, dello statuto della Fin). “Noi ci appelliamo alle regole”, ha aggiunto Malagò ricordando la recente archiviazione della denuncia per calunnia presentata da Barelli contro il segretario generale del Coni Roberto Fabbricini, reo a suo avviso di calunnia per aver firmato la denuncia da parte del Coni per truffa aggravata (“Una sentenza definitiva che chiarisce questo contenzioso, perché Roberto ha agito rispettato le norme”).
Malagò ha anche raccolto l’unanime consenso del Consiglio nazionale. “Il ricorso al Tar presentato dalla Federazione italiana nuoto è inaccettabile e insopportabile – ha tuonato il presidente di Coni Servizi e del golf italiano Franco Chimenti – Tra l’altro danneggia l’immagine dello sport italiano. Se vuoi fare una cosa del genere, devi uscire da questo consesso. Se rimani dentro devi rispettarne le regole”. “È così difficile ritirare il ricorso al Tar? È una cosa impossibile? Dove vogliamo arrivare? È una questione politica – ha spiegato il presidente della Federbasket ed ex Coni Gianni Petrucci – Si tratta di agire con buon senso e ritirare il ricorso, anche se probabilmente la cosa indispettirà Barelli”.
Ora la palla passa al presidente della Fin, con un ricorso davanti al Tar già fissato per il 14 giugno. Di certo, a poco più di due mesi dall’inizio dell’Olimpiade, lo scontro tra il Coni e una delle federazioni più importanti non è una bella notizia per lo sport italiano.