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Gli occhi di Luca Marasco raccontano fatica, sofferenza, fame di vittorie e sete di riscatto. Uno sguardo che anela il desiderio di tornare protagonista sul quadrato, riprendendosi quello che il tempo gli ha sottratto.
Il pugile di Calolziocorte, nel Lecchese, è salito sul ring per un incontro da professionista dopo cinque anni di lontananza dall’attività agonistica. E, come in una favola, ha alzato i guantoni al cielo, anche se la sua storia non è stata scritta né raccontata da autori fantasiosi: tutto ciò che Marasco ha provato dopo avere battuto Davide Calì ai punti, se l’è guadagnato con il sudore e la determinazione.
Luca ha 32 anni, come boxeur è un peso leggero dal fisico compatto, dotato di ottima tecnica, che sa portare i colpi e incassare. Un pugile grintoso, mai domo, che sul quadrato sa essere terribilmente concreto.
Il suo debutto da “pro” avviene nel 2007, vittoria ai punti contro Sandor Fekete. Da quel match, la carriera di Marasco decolla: in due anni 11 vittorie consecutive, di cui cinque per ko tecnico. Il 10 luglio 2009 arriva la chance per il titolo italiano, all’epoca vacante: Luca vince su decisione unanime dei giudici contro Massimiliano Chiofalo e conquista la cintura tricolore, che successivamente difende sia con Simone Califano sia con Pasquale Di Silvio. Il 21 maggio 2010 la sconfitta contro Emiliano Marsili, la prima dopo una striscia di imbattibilità durata 15 incontri.
Marasco ancora non lo sa, ma dopo quel giorno, nella sua “prima” carriera, disputerà soltanto altri due match: vittoria su Michael Isaac Carrero, e sconfitta con Massimiliano Ballisai per il titolo Mediterraneo, il 19 agosto 2011.
Il lecchese è amareggiato, tradito da quel mondo che ha sempre amato: «Nessuno mi chiama più, sono spariti tutti, mi sento scaricato» denuncia pochi mesi dopo. A 27 anni, nel pieno della maturità per uno sportivo, l’inaspettata decisione di appendere i guantoni al chiodo e dedicarsi all’attività di allenatore in palestra.
Negli ultimi cinque anni, passati i “trenta”, Marasco matura come persona e come atleta, pur senza disputare incontri. Dalla sua ha un nuovo equilibrio, l’amore di una donna, una dieta rigorosa. All’inizio di quest’anno arriva l’annuncio ufficiale: «Mi alleno due volte al giorno, tutti i giorni, alla Boxe Caloi a Bergamo – sono le parole del pugile calolziese – Non vedo l’ora di tornare a combattere, questo sport mi è mancato tanto e mi sono pentito di essere rimasto fuori tutti questi anni. Ho ancora molto da dare, il passato non conta, conta solo il futuro».
Marasco fa sul serio: dimenticate le difficoltà del passato a rientrare nel peso, si presenta all’appuntamento in una forma invidiabile, tirato a lucido e concentratissimo. Siamo ormai ai giorni nostri. A Scanzorosciate, sabato 14 maggio 2016, l’avversario è Davide Calì, un pugile vero: Luca lo manda al tappeto già alla prima e poi alla terza ripresa, la vittoria arriva ai punti.
«Sono felicissimo – commenta Marasco dopo il match – Alla vigilia ero teso come una corda di violino, però allo stesso tempo avevo troppa fame e voglia di riscatto. Avevo un demonio dentro. Mi sono allenato benissimo grazie al mio staff e al peso Welter Dario Morello (anche lui vittorioso sabato, ndr). Il fisico è a posto, non mi sono mai sentito così bene e avevo preparato i guantoni con il campione italiano Renato De Donato: non potevo fallire. Ringrazio i miei maestri, Ottavio Caloi e David Arsuffi, la mia ragazza e tutti quelli che mi sono stati vicini. Ora comincia la mia seconda carriera».
Luca ha gli occhi profondi di un uomo che ha trovato se stesso. Ora tocca al pugile ritrovare il campione di un tempo. L’inizio è incoraggiante.