Formula 1

Michael Schumacher, parola all’esperto: “Timore di uno stato vegetativo permanente”

Michael Schumacher - Foto Exit 1979 - CC BY-ND 2.0

All’indomani della notizia delle cure da 10 milioni di euro annui, ci siamo chiesti come sta veramente Michael Schumacher? E che futuro lo attende? Abbiamo provato a dare una risposta a queste e altre domande intervistando in esclusiva per Sportface il Professor Mario Meglio (foto a sinistra), luminare italiano ordinario di Neurochirurgia all’Università di Verona.

Professore, è verosimile che le cure di Schumacher costino 10 milioni di euro l’anno?
“Tutto dipende dalle prestazioni fornite dai professionisti, dai paramedici, dai fisioterapisti che si occupano di lui quotidianamente, 24 ore su 24. I costi sono certamente elevati, ma che senso ha parlare di cifre? È un discorso capzioso che non mi piace”.

Mario Meglio

In che senso, scusi?
“Schumacher ha la facoltà e il diritto di curarsi a domicilio, ma chiunque altro al suo posto avrebbe ricevuto le medesime cure e con la stessa qualità anche in strutture pubbliche. Non facciamo passare il falso messaggio: chi ha tanti soldi si può curare e chi non li ha è paziente di serie B. I malati sono tutti uguali”.

In base alla sua grande esperienza, esistono macchinari all’avanguardia in grado di fare la differenza o programmi sperimentali in cui potrebbe essere stato inserito?
“Partiamo da una premessa e teniamola presente per tutta la nostra chiacchierata: siamo nel campo delle ipotesi, anzi delle supposizioni perché non abbiamo notizie certe, non abbiamo visionato la cartella clinica. È plausibile pensare che stiano sperimentando soluzioni diverse. È un mito, è difficile lasciare andare un mito”.

Torniamo al 2013: nell’incidente sugli sci l’ex ferrarista riportò danni diffusi al cervello con ‘ematomi subdurali’, alcuni asportabili chirurgicamente, altri non raggiungibili. Può far chiarezza?
“Ematoma subdurale significa che c’è una raccolta di sangue al di sotto della dura madre, la parte deputata a proteggere il cervello. Se la raccolta è di grosse dimensioni si deve assolutamente asportare perché comprime il cervello mandandolo in sofferenza. Nel caso di Schumacher si erano create anche microlesioni che non avevano un volume tale da essere trattate chirurgicamente, si poteva solo aspettare che si riassorbissero. Da quello che ho letto, il trauma del pilota è tale da non sperare in una ripresa autonoma e in una buona vita relazionale. Nella maggior parte di questi casi i pazienti muoiono, Schumacher ha resistito perché era un ragazzo sano, in perfette condizioni fisiche. Ripeto: non perché ha accesso a cure costose”.

Dai bollettini medici e da alcune indiscrezioni è emerso il quadro di danni rilevanti a entrambi gli emisferi del cervello
“In base alle nostre conoscenze, se, a quanto sembra, ha riportato un danno assonale diffuso, non ne uscirà mai. Capisco che la famiglia provi tutti i trattamenti, ma a volte ho l’impressione che sia un purgatorio. Che ha la mia comprensione”.

“Il colpo ricevuto a Meribel è stato devastante”

Nel 2009 Schumacher ebbe un altro trauma in cui riportò una lesione all’arteria vertebrale del cervelletto, può essere stata un’aggravante?
“Mi sento di escluderlo. Schumacher era ritornato alle gare, a una vita completa, gli esiti del trauma pregresso non hanno avuto alcuna rilevanza. Il colpo ricevuto a Meribel è stato devastante”.

È stato in coma indotto per sei mesi e in ipotermia per abbassare la pressione endocranica troppo elevata. Queste terapie possono aver lasciato segni sul corpo?
È il contrario. Quando il cervello è in sofferenza anche la circolazione del sangue diventa difficile, c’è il rischio di un’ischemia che porta alla morte delle cellule cerebrali quindi si tiene il paziente in coma farmacologico per salvaguardare il più possibile ogni funzione. Semmai, dopo sei mesi non ha senso tenerlo ancora attaccato al respiratore se non lo fa in modo autonomo”.

In questi due anni si è parlato di piccoli e lenti miglioramenti, niente di eclatante però. Qual è l’ipotesi migliore e quale la peggiore?
“Non posso rispondere. Non ho elementi sufficienti, è tutto nascosto, possiamo fare delle illazioni. A volte leggendo le novità ho avuto l’impressione che da un mese all’altro il pilota uscisse allo scoperto e salutasse tutti come se nulla fosse, ma so che non sarà così. L’unico fatto concreto è che Schumacher è sparito dalla circolazione. Sui presupposti noti, direi che si trova in uno stato vegetativo persistente”.

L’ambiente familiare gioca un ruolo importante? È uno stimolo in più?
“Non è scientificamente provato, ma aiuta, facilita il risveglio dal coma prolungato, però non lo determina. Bisogna fare attenzione ed essere precisi: un conto è il coma, un conto lo stato vegetativo permanente che indica un’assenza di contatto con l’ambiente per mancanza dei presupposti anatomici”.

In cosa può consistere la riabilitazione a cui Schumacher è sottoposto ogni giorno? E quanto può durare?
“Sicuramente lavorano per evitare i rischi principali, l’anchilosi e il decubito, e si occuperanno della nutrizione parentale. La riabilitazione può durare decenni. La famiglia farà le sue scelte, sempre dettate dal cuore, per questo immagino che deciderà di andare avanti il più a lungo possibile. Qualunque sia lo stato dell’uomo Schumacher. È cambiata la sua vita, ma anche quella della moglie e dei figli. È normale che siano legati anche a ciò che rappresenta, cullano l’idea del risveglio. Non gli diranno addio spontaneamente”.

I margini di recupero?
“Purtroppo con uno stato di coma così lungo non ho grandi aspettative. Ad esempio se fosse vigile e collaborativo, la emiparesi al lato sinistro (causata dai danni all’emisfero destro, ndr) potrebbe regredire. Se fosse trasportabile in carrozzina sarebbe già un grande passo in avanti”.

Ha la sensazione di un accanimento terapeutico?
Chi non prega e spera che possa accadere il miracolo quando si tratta dei propri affetti? Ho visto tanti malati in stato vegetativo e mogli e figli che si illudono di parlare con loro. A volte è vero, spesso no. Mi creda, noi medici abbiamo il massimo rispetto per la loro sofferenza, ma al tempo stesso ci spetta anche l’ingrato compito di valutare quello che dicono cum grano salis. Tutte le volte è straziante. Ma le ribadisco una cosa” .

“Non è la ricchezza a cambiare la vita del malato, ma la competenza”

Prego, dica.
“Ho visto tante persone inseguire chimere, svenarsi, credere a ricette miracolose, finire nelle mani di gente senza scrupoli. Non è la ricchezza a cambiare la vita di un malato, ma la competenza”.

Ha un’esperienza ventennale, si ricorda se in passato ci sono stati sportivi che hanno recuperato in modo incredibile?
No. Le ripeto, non ho la certezza, ma il timore fondato che Schumacher sia in stato vegetativo permanente. Lo stanno curando bene e può vivere anni e anni salvo complicazioni, per esempio se non respirasse bene o non si alimentasse in modo autonomo. Bisogna capire quanto è decaduto il metabolismo, se rischia lo stato cachettico. Non possiamo saperlo”.

Ai confini dell’anima e della sofferenza…
“Io sono un tifoso di Schumacher, è una leggenda. Sogno che la famiglia stia coltivando il mito del supereroe, magari sta meglio di quanto dicano e si prepara a un’uscita trionfale. Un giorno si riaffaccerà al mondo, invincibile come lo ricordiamo”.

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