Il nuovo incubo di Alex Schwazer è appena cominciato, dopo il presunto caso di doping a coinvolgerlo per la seconda volta. Il marciatore italiano, qualificato per l’Olimpiade a Rio de Janeiro e con la speranza di non rinunciare alla competizione brasiliana, verrà sospeso dall’attività sportiva come tesserato Fidal a partire dal 28 giugno. In attesa della memoria difensiva dei suoi legali Gerhard Brandstaetter e Thomas Tiefenbrunner, il 5 luglio sono previste le controanalisi: se anche la prova B confermerà la positività al testosterone sintetico, inizierà la lunga trafila giuridico-sportiva con la convocazione all’ufficio della Procura antidoping del Coni.
Intanto l’allenatore dell’atleta altoatesino Sandro Donati si schiera contro la Iaaf: “Dopo aver effettuato una serie di controlli pilotati o meno, confermati gli esiti negativi degli stessi, infine dopo aver presentato un documento alla Federazione italiana di atletica leggera che attestava la negatività dei test effettuati da Alex e quindi dato il benestare per tornare a gareggiare, oggi ci ferma con un documento che parla di positività. E’ una cosa mostruosa, ci sono responsabilità ben precise che dovranno emergere al più presto”. Per il tecnico, paladino della battaglia al doping, le circostanze che avvolgono la vicenda di Schwazer sono quantomeno anomale visti i precedenti degli ultimi mesi: “Perché ci hanno fatto gareggiare a La Coruna? Se Alex era positivo non avrebbe dovuto partecipare. Cosa è stato fatto dal 13 maggio fino al 21 giugno? – spiega Donati all’AGI – Non ho mai sentito che il giorno di Capodanno vengano effettuati controlli antidoping. Essendo risultato negativo, nei giorni successivi si è ancora insistito. Quattro in un mese, tutti negativi”. Poi Donati continua la sua ricostruzione dei fatti: “La Iaaf si rende conto di questo ed effettua controlli più radi. A fine aprile scrive alla federazione esprimendo un favore positivo al rientro dell’atleta. Purtroppo sotto c’era un altro nucleo che si muoveva. Quale? E’ una risposta che oggi non possiamo dare, ci sono ancora dei tasselli da verificare, ma alla fine la Iaaf è stata una sola mera secondaria esecutrice. La nuova gestione della Wada (agenzia mondiale antidoping ndr) non ha nulla a che vedere con quella del passato”.