Parla Daniele Molmenti in un’intervista di Marco Sarti per Linkiesta.it. Il campione olimpico nella canoa K1 slalom di Londra 2012, uno degli ori più belli di tutta la XXX edizione dei Giochi Olimpici ma che a Rio de Janeiro non è andato a favore di Marco De Gennaro, vincitore nella gara di selezione e favorito da una situazione fisica molto precaria del pordenonese pesantemente acciaccato da un problema di ernia, quest’anno si è goduto i Giochi da casa, tifando per gli altri azzurri.
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“I nostri non sono sport minori, ma piuttosto silenziosi, che fanno rumore solo alle Olimpiadi“, dichiara a Linkiesta.it. “Ci alleniamo tutti i giorni, dalle 4 alle 8 ore. Se vuoi vincere, questo è un lavoro. E alle Olimpiadi abbiamo un minuto e mezzo. Per quanto riguarda la canoa, poi, ci sono anche meno opportunità rispetto ad altri sport, abbiamo una gara sola, non come il nuoto“.
“Purtroppo la colpa è anche di voi giornalisti“, prosegue giustamente. “In carriera ho vinto due volte i campionati mondiali e cinque volte i campionati europei. Ma la stampa dà spazio solo agli sport più redditizi, quelli che portano più soldi. Tanti quotidiani prendono finanziamenti pubblici, dovrebbero fare informazione senza seguire gli interessi economici. Per conquistare la ribalta spesso bisogna ballare, andare in qualche isola, dire stupidate davanti a una telecamera. Io ho fatto grandi sacrifici per ottenere le mie vittorie sportive, vorrei essere ricordato per quelle“.
“Tolte le tasse restano 80-90mila euro“, dice della ‘ricompensa’ del CONI di 150mila euro per la medaglia d’oro. “Ma il mio sport non è come quello di tanti altri, io per trovare un percorso di slalom devo andare all’estero. Per allenarmi prima dei Giochi di Londra ho dovuto spendere anche 20-25mila euro per andare in Australia ed alla fine non sono andato neanche in pari“.