Non c’è pace per la Virtus Roma, che dopo l’autoretrocessione in Serie A2 dell’Estate 2015 ed una tormentata stagione conclusasi con la salvezza ottenuta nello spareggio playout contro Omegna, aveva cominciato a programmare con anticipo il proprio futuro mediante un sostanzioso accordo di sponsorizzazione con l’Università degli Studi “Niccolò Cusano” e l’arrivo del nuovo coach Fabio Corbani e del nuovo GM Simone Giofrè (già consulente sportivo nella passata stagione).
Mentre coach e GM si trovano ancora a Las Vegas per la Summer League in cerca di giocatori da portare nell’Urbe (oltre ai confermati Benetti e Maresca ed ai neo acquisti Landi, Vedovato e Baldasso), ha tenuto banco nelle scorse settimane una diatriba svoltasi a suon di comunicati proprio con UniCusano. In seguito all’annuncio ufficiale da parte della società romana dell’assunzione come main sponsor dell’Università per la prossima stagione, è arrivata la secca smentita da parte della creatura di Stefano Bandecchi, sostenendo che l’accordo di sponsorizzazione era stato in precedenza risolto via posta elettronica certificata in seguito a richiesta ricevuta dal Presidente Toti. Una circostanza, questa, che è stata subito smentita dalla Virtus Roma tramite nota ufficiale, la quale ha generato un nuovo controcomunicato da parte dell’Università, succeduto da un ulteriore botta e risposta. Una vicenda, quella tra Virtus Roma ed UniCusano, che con ogni probabilità finirà in tribunale. Ma il peggio forse doveva ancora venire: ecco che si è presentata una nuova grana per i capitolini, con un presunto ritardo nel pagamento della prima rata Fip valida per l’iscrizione al prossimo campionato.
Una vicenda, questa, che è culminata nell’esclusione, ad opera del Consiglio Federale, della società dal prossimo campionato di A2. Ripercorriamo le principali tappe di questa diatriba ed in cosa consiste il ricorso già annunciato da Roma. In data 12 luglio alcune testate giornalistiche lanciano la notizia che la Virtus Roma avrebbe pagato in ritardo la prima delle sei rate annuali Fip, per un importo di circa 30.000,00 € comprensivo di contributi Fip, saldo dei movimenti contabili della stagione passata ed eventuali debiti verso i Comitati Territoriali. Si badi bene che non si tratta della fideiussione bancaria (pari a 100.000,00 €) da versare entro il 7 luglio alla Lega Nazionale Pallacanestro (pagamento effettuato e “riconosciuto” pubblicamente dalla stessa LNP per tutte le 32 squadre di A2 con comunicato ufficiale datato 8 Luglio) ma di una tassa differente ed autonoma. Come sancito dal punto 1.4 del Comunicato Ufficiale Fip numero 262 del 29 Aprile 2016, recante “Contributi a carico delle società non professionistiche e centri minibasket”, il ritardo nel pagamento di questa prima rata comporta il venir meno della riaffiliazione, la perdita del diritto al rinnovo di autorità degli atleti tesserati e l’esclusione dal campionato al quale si chiede l’iscrizione. Il termine ultimo per effettuare il pagamento era sempre il 7 luglio, mentre Roma avrebbe adempiuto il giorno 8.
In data 13 luglio la Virtus emette un comunicato in cui precisa di “avere tempestivamente adempiuto a tutte le obbligazioni previste” e di essere “sicuramente ammessa al campionato di Serie A2 2016/17 nel Consiglio Federale Fip del 16 Luglio”. Si arriva così a questo appuntamento, il cui verdetto demolisce le speranze dei tifosi virtussini: il Consiglio Federale delibera di non iscrivere Roma al campionato in virtù del ritardato pagamento della prima rata Fip, nonostante due distinte comunicazioni via email (la prima a firma Fip del 24 giugno, la seconda a firma LNP del 7 luglio) con cui si ammoniva la Virtus a rispettare la scadenza del 7 luglio 2016. Ma lo stesso Consiglio riconosce anche che in data 11 luglio, dopo aver ravvisato un refuso in merito ai termini di pagamento, ha provveduto a modificare la relativa documentazione. Questo è il seme della discordia, ovvero ciò che sarà alla base del ricorso prontamente annunciato dal Presidente Toti mediante comunicato ufficiale, che comunque non smentisce il ritardo nel pagamento: la modifica dell’11 luglio ha riguardato esattamente il Comunicato 262 concernente l’adempimento economico della prima rata Fip ed aveva a preciso oggetto proprio il giorno di scadenza entro cui pagare tale tassa. La data inizialmente riportata era quella del 9 luglio 2015 (un refuso dalla scorsa stagione) e soltanto post scadenza è stata cambiata in quella del 7 luglio 2016; non bastano certamente due comunicazioni via email a sanare un errore contenuto in un documento federale inviato a tutte le società affiliate e contenente le indicazioni utili per l’iscrizione al campionato.
Se la Virtus ha torto, la ragione non è certo dalla parte della Fip. L’errore federale denunciato dalla società romana porterà la stessa a “dare battaglia in tutti i gradi di giudizio”, secondo lo schema designato dalla riforma della giustizia sportiva operata nel 2014. Inizialmente la vicenda rimarrà in ambito federale, con il ricorso in primo grado al Tribunale Federale e poi quello eventuale di secondo grado alla Corte Federale di Appello. Nel caso le ragioni della Virtus non venissero ancora riconosciute, si passerà ad un ulteriore ricorso presso il Collegio di Garanzia dello Sport istituito presso il Coni. E’ qui il luogo dove, probabilmente, le motivazioni addotte dalla Virtus a propria tutela potrebbero portare alla riammissione della squadra al campionato, con eventuale disputa di un girone di A2 a 17 squadre. Se neanche il Coni desse ragione a Roma, la diatriba potrebbe anche proseguire adendo la giurisdizione amministrativa esclusiva del Tar del Lazio e quella successiva ed eventuale del Consiglio di Stato (diamo qualche riferimento normativo: artt. 103, 104, 106 e 131 Regolamento di Giustizia Fip; artt. 114 septies e 114 octies Regolamento Organico Fip; D.L. 220 del 2003). Una partita, quella tra Virtus e Fip, che si giocherà integralmente sul campo del diritto e della giurisprudenza, con la società capitolina che potrebbe provare a ritenere il proprio ritardo nel pagamento come un ‘errore scusabile’; ovvero, un errore dovuto alla complessità del sistema giuridico e del fatto e ad un’incertezza normativa frutto di indicazioni fuorvianti (nella fattispecie, l’errata indicazione della data entro cui pagare la prima rata Fip nell’iniziale formulazione del Comunicato numero 262), causando difficoltà interpretative e menomazioni di tutela tali da rendere valido un atto altrimenti inefficace, in un diretto rapporto di causalità tra il ritardo operato dalla Virtus e l’errore della Fip.
La posta in gioco in questa vicenda va oltre la singola soluzione della fattispecie: c’è in ballo il futuro di una delle più gloriose squadre della pallacanestro tricolore, da decenni società di punta del basket romano, il quale perdendo la Virtus smarrirebbe una grossa fetta della propria storia. Una pallacanestro, quella capitolina, che pullula di valide realtà a livello giovanile ma pecca ormai nel basket di vertice e che perdendo la Virtus genererebbe un vuoto incolmabile per i tifosi e per la realtà territoriale. “Dura lex, sed lex” disse Ulpiano con un brocardo instancabile nei secoli, che oggi in questa vicenda deve valere sia per Roma che per la Fip; la quale anch’essa ha sbagliato ed ha con i ricorsi dei capitolini, se lo riterrà giuridicamente esatto ed opportuno, l’occasione di porre rimedio all’esclusione di ieri. Dopo il fallimento olimpico, la scomparsa della Virtus Roma (che in caso di rigetto dei ricorsi sarebbe evitabile soltanto con una ripartenza dai campionati regionali) consisterebbe in un altro duro, durissimo, colpo per tutto il movimento cestistico nazionale. Agli interpreti della legge l’ardua sentenza.