Ogni appassionato di sport ha una sua personale immagine preferita della Paralimpiade di Rio 2016. Il presidente del Comitato paralimpico italiano Luca Pancalli ha scelto l’abbraccio di Martina Caironi e Monica Contrafatto (prima e terza) sulla pista di atletica, dopo i 100 metri, categoria T42.
“Mentre quattro anni fa, a Londra, Martina vinceva la medaglia d’oro, Monica piangeva in un letto d’ospedale, dopo l’attentato di cui era rimasta vittima in Afghanistan. Guardando la tv, Monica ha detto che le sarebbe piaciuto correre accanto a Martina. Quattro anni dopo, si sono abbracciate sulla pista dopo una gara straordinaria. È stato un gesto che ha commosso tutti”.
Pancalli traccia un bilancio di Rio 2016 e lo fa al di là delle tantissime soddisfazioni sportive. Non sono soltanto le 39 medaglie (9° posto finale nel medagliere) a dare la misura di questa Paralimpiade, ma è la gioia degli atleti, il loro spirito, la loro voglia di esserci: “I nostri ragazzi hanno mandato un messaggio fortissimo alla società, hanno aiutato gli italiani a crescere. Grazie ai nostri atleti, ora, si ha una percezione completamente diversa della disabilità”.
Un piccolo miracolo sportivo tricolore. Il movimento dello sport paralimpico non gode di grandi finanziamenti, eppure è riuscito a crescere in maniera esponenziale, sfruttando al massimo i mezzi a disposizione: “All’estero – continua Pancalli – non riescono a capire cos’è stato a permettere una crescita dello sport paralimpico così evidente negli ultimi 15 anni. Ancora una volta, abbiamo dimostrato che in Italia riusciamo a fare grandi cose con poche risorse”.
Da Alex Zanardi a Bebe Vio, dalla coppia Caironi-Contrafatto ad Assunta Legnante, passando per ogni singolo risultato di ciascuno dei 101 atleti paralimpici azzurri, l’Italia ha riscoperto il piacere di emozionarsi per lo sport pulito.