[the_ad id=”445341″]
Essere l’allenatore più vincente nella storia della pallanuoto italiana e non sentirsi mai arrivato: è questa la storia di Alessandro Campagna, ct della Nazionale di pallanuoto, una vita spesa tra l’acqua e il bordo piscina facendo avanti e indietro. Nato il 26 giugno del 1963 (lunedì festeggia 60 anni), la sua carriera da giocatore inizia nell’Ortigia nel 1980, passando poi per Roma dove chiude da vice-campione d’Italia nel 1996. Ma è soprattutto la Nazionale a renderlo protagonista prima da giocatore, con l’oro alle Olimpiadi di Barcellona 1992 col mitico Settebello, poi da allenatore; sui quattro Mondiali vinti dalla Nazionale, tre portano la sua firma. “Bisogna avere la voglia di rivivere sempre quell’adrenalina che ti dà la vittoria. Che è effimera, dura poco, però è talmente bella che la vuoi assaporare. Se hai questa umiltà di ricominciare da zero e di mettere da parte l’obiettivo che hai raggiunto per raggiungerne un altro, anche con maggiore impegno, hai continuità di successi. Altrimenti se vuoi vivere sugli allori ti fermi a un paio di vittorie e basta”, le sue parole all’Italpress. Non c’è stata, però, solo l’Italia nella storia di Campagna, ma anche la Grecia: da figlio della sua terra, la Sicilia, il tecnico ha allenato anche la nazionale ellenica, portandola al bronzo mondiale nel 2005.
“Differenze tra Grecia e Italia? C’è grande passione da entrambe le parti seppur con una mentalità differente perché sono popoli differenti. Io sono stato fortunato perché da siciliano, proveniente dalla Magna Grecia, mi sono saputo adattare più facilmente alla loro mentalità”, sottolinea Campagna. Da quando è tornato sulla panchina azzurra, nel 2008, sono arrivati due successi mondiali, a Shanghai e Gwangju, e la vittoria della World League a Strasburgo. Manca ancora una città per concludere il giro del mondo d’oro di Campagna, Parigi, dove si giocherà la prossima Olimpiade. “Prima però, bisogna qualificarsi. Si passa attraverso Fukuoka, poi ci saranno i mondiali di Doha, gli Europei… La mente e l’occhio sono alle Olimpiadi di Parigi, ma il cuore deve essere presente laddove facciamo la competizione”, prosegue. Proprio l’Olimpiade è l’unico grande successo che ancora manca a Campagna da allenatore, oltre ad essere il grande rammarico di una carriera da favola.
“La finale Olimpica di Londra. Aver perso quella partita da una parte mi ha reso orgoglioso, perché nel 2009 a Roma avevamo fatto un flop incredibile e due anni dopo ci siamo presentati da campioni del mondo ed eravamo lì lì per vincere. Però, potessi rigiocare una partita, sceglierei quella”, conclude Campagna che, qualificazione permettendo, ci riproverà ancora cercando di conquistare quell’oro olimpico già assaporato da giocatore e che rimane l’ultimo tassello di un puzzle che aspetta solo di essere completato per consegnarsi all’immortalità.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]