Pita Nikolas Taufatofua condividerà il ruolo di portabandiera di Tonga con Malia Paseka, ma ciò non gli impedirà di ricevere attenzione durante la cerimonia di inaugurazione di Tokyo 2020. L’alfiere oceanico diventò famoso a Rio 2016 per aver sfilato a petto nudo e coperto di olio al fine di mettere in risalto la muscolatura, con tanto di gonnellino tipico dell’arcipelago.
In Brasile non andò lontano a livello agonistico (venne eliminato, nel taekwondo, nei ottavi di finale della categoria degli 80 kg), ma di certo la sua notorietà ha fatto passi in avanti. Taufatotua ha amato così tanto il ruolo di portabandiera da averlo preso in carica anche nel gelo sudcoreano di PyeongChang, dove ha gareggiato all’interno delle Olimpiadi invernali con scarsa fortuna nel cross-country. Ora è di nuovo ai Giochi estivi, condividerà il ruolo di portabandiera del suo paese e promette “uno show a parte, perché sono meglio preparato. Malia porterà la bandiera, ma tutti devono essere pronti a vedere cosa succederà quando Tonga entrerà nello stadio olimpico di Tokyo. Penso che ai telespettatori piacerà”.
In terra nipponica si cimenterà nuovamente nel taekwondo, stessa categoria, anche se c’è il rammarico di non essersi qualificato nella canoa velocità. “Ma il popolo di Tonga non si arrende facilmente – spiega – e io ho portato a Tokyo la mia canoa perché magari mi concederanno una wild card. Cosi’ coronerei il sogno di disputare tre Olimpiadi gareggiando ogni volta in una disciplina diversa”. L’oceanico è ormai diventato una figura globale, tanto da essere anche testimone dell’UNICEF col fine di promuovere iniziative per l’infanzia povera o abbandonata.