La sollevatrice di pesi neozelandese Laurel Hubbard sarà la prima atleta transgender a gareggiare ai Giochi Olimpici e, con i suoi 43 anni, sarà anche la sollevatrice più anziana a Tokyo 2020. Hubbard ha vinto una medaglia d’argento ai Campionati del mondo 2017 e l’oro ai Giochi del Pacifico del 2019 a Samoa. Ha anche gareggiato ai Giochi del Commonwealth del 2018 ma ha subito un grave infortunio che ha rallentato la sua carriera. Ha cambiato sesso otto anni fa, all’età di 35 anni. Da allora ha soddisfatto tutti i requisiti dei regolamenti del Comitato Olimpico Internazionale per gli atleti transgender.
Le altre atlete, però, non sono molto d’accordo sulla partecipazione di Hubbard, come la belga Anna Vanbellinghen, secondo la quale non sarebbe garantito il corretto svolgimento della gara: “Sono consapevole che definire un quadro legale per la partecipazione degli atleti transgender allo sport è molto difficile poiché c’è un’infinita varietà di situazioni e che raggiungere una soluzione del tutto soddisfacente, da entrambi i lati del dibattito, è probabilmente impossibile. Tuttavia chiunque abbia praticato il sollevamento pesi ad alto livello sa che questa particolare situazione è ingiusta per lo sport e per gli atleti”.
L’amministratore delegata del Comitato Olimpico della Nuova Zelanda, Kereyn Smith, invece, ha affermato che Hubbard ha soddisfatto tutti i criteri per competere a Tokyo: “Riconosciamo che l’identità di genere nello sport è una questione molto delicata e complessa che richiede un equilibrio tra i diritti umani e l’equità sul campo di gioco. Come team neozelandese, abbiamo una forte cultura dell’ospitalità e dell’inclusione e del rispetto per tutti. Ci impegniamo a supportare tutti gli atleti neozelandesi idonei e a garantire il loro benessere mentale e fisico, insieme alle loro esigenze di alte prestazioni, mentre si preparano e gareggiano ai Giochi Olimpici”.
Hubbard ha voluto ringraziare tutti coloro che l’hanno sostenuta: “Sono grata e onorata dal sostegno espresso da così tanti neozelandesi. Quando mi sono rotto un braccio ai Giochi del Commonwealth tre anni fa, mi è stato detto che la mia carriera sportiva era probabilmente giunta alla fine. Ma il sostegno, l’incoraggiamento e l’affetto mi hanno trasportato attraverso l’oscurità”.