Non ci saranno né la bandiera né l’inno nazionale, ma c’è sempre un obiettivo per i 335 atleti russi pronti all’avventura di Tokyo 2020: vincere tante medaglie. Di questo ha parlato Stanislav Pozdnyakov, capo del Comitato olimpico russo: “La bandiera nazionale e l’inno sono fattori di motivazione ulteriori… per ogni atleta – ha osservato in un’intervista alla Afp -. Ci mancheranno questi elementi ma la squadra è pronta a competere per il podio. Mettiamo in preventivo di vincere fra 40 e 50 medaglie“.
Un obiettivo in linea con le 56 di Rio 2016 ma ben più basso delle 82 di Londra 2012, ridotte poi a 67 con l’emersione del doping di Stato che ha portato al bando della Russia dalle competizioni internazionali fino a dicembre 2022. A Tokyo gli atleti di Mosca gareggeranno sotto il nome del Comitato olimpico russo, nel logo una fiamma con le strisce rosse e blu, e una musica del compositore Pyotr Tchaikovsky al posto dell’inno. Pozdnyakov tutt’oggi considera “ingiusto” il fatto che non gli atleti possano indossare i colori della loro nazione, soprattutto nei confronti della nuova generazione di atleti che “non hanno nulla a che vedere con le accuse del 2015”.