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Dall’abisso a Tokyo 2020. Saleh Elsharabaty, atleta della Giordania numero 4 al mondo del taekwondo, punta all’oro e sa chi ringraziare qualora dovesse arrivare la medaglia, vale a dire sua madre. Dopo la morte del padre, scomparso inaspettatamente nel 2011, l’allora tredicenne ha intrapreso una strada sbagliata, diventando un “bad boy” e abbandonando il taekwondo al quale era stato instradato proprio dalla figura paterna: “Ho smesso di taekwondo perché non riuscivo a trovare la motivazione per andare in palestra. Ero fuori con i miei amici. Sono tornato a casa molto tardi e sono rimasto a letto fino a tardi”.
Dopo quattro anni, la madre l’ha scosso e gli ha detto che doveva riprendere per mano la sua vita. E così, pochi mesi prima di Rio 2016 Elsharabaty è tornato ad allenarsi. In Brasile un suo connazionale, Abughaush, ha vinto proprio l’oro nei -68kg e questa è stata la molla definitiva che ha fatto riattivare la passione: “Mi ha ispirato così tanto. Significava che niente era impossibile. Devo tutto a mia madre. Lei mi ha reso quello che sono oggi. Qualsiasi medaglia dovessi vincere, sarà per lei”.
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