“Ci divertiremo, e sarà anche un modo per regalare serenità e sogni agli italiani, che tanto hanno sofferto nell’ultimo anno e mezzo“. Elia Viviani è carico in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Il campione olimpico a Rio 2016 nell’omnium e portabandiera designato, assieme a Jessica Rossi, si sofferma sulle emozioni che sta provando e che proverà: “Non è un ruolo che mi spaventa, quello di portabandiera, lo sento mio, mi piace, un onore e un regalo bellissimo“, confessa in un’intervista a “Repubblica” il corridore veronese, informato della scelta del Coni mentre era impegnato al Giro d’Italia. E su quel momento: “Il bello è stato dopo. Era una tappa molto impegnativa, finiva a Bagno di Romagna dopo quattro passi appenninici, pioveva. Una fatica dannata fino a quel momento. Poi Damiani mi chiama alla radio e mi dice ‘Elia, sarai il portabandiera a Tokyo’. Il Coni mi aveva preallertato, avevo mandato una sorta di curriculum, non è stata una sorpresa. Ma da quel momento ho sentito le gambe liberate, la tappa è corsa via facile, serena nonostante tutte le salite. Una sensazione indescrivibile di pace e di felicità”.
C’è spazio per un commento sui momenti difficili: “La caduta in Australia a inizio 2020 mi ha condizionato, il lockdown, la ripresa è stata difficile e raramente ho avuto il mio treno con sincrono perfetto – prova a spiegare – Non è facile passare dalle 18 vittorie stagionali a zero. Il peso psicologico della vittoria che non arrivava l’ho sentito. Ma da qui a Tokyo si apre un’altra pagina. Altra superficie, linoleum al posto dell’asfalto, altri lavori al coperto, altri odori, altri sapori“. E c’è già un pensiero al futuro dopo i Giochi: “Ci sono i Mondiali in Turkmenistan a ottobre e poi Parigi 2024 non è così lontana. La pista mi ha dato tanto, mi ha reso quello che sono. E correre con la maglia dell’Italia, e capisco anche gli azzurri del calcio, ti rende forte, affamato, raddoppia le tue forze, le tue potenzialita’”.