Olimpiadi Tokyo 2020

Tokyo 2020, il Cio avverte gli atleti: “Vietate proteste in campo e sul podio”

Tokyo 2020
Il CIO avverte gli atleti: alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e a quelle invernali di Pechino 2022 sarà vietato inscenare proteste sui podi e sui campi sportivi. Lo ha annunciato nella giornata di mercoledì il Comitato Olimpico Internazionale, su raccomandazione della Commissione Atleti. Più di due terzi dei 3.547 atleti intervistati hanno infatti ritenuto che “non fosse appropriato dimostrare o esprimere il proprio punto di vista” in campo, sul podio o durante le cerimonie ufficiali. Questa raccomandazione, adottata dal Comitato Esecutivo del CIO, fa seguito alla richiesta di allentare la regola N.50 della Carta Olimpica che proibisce qualsiasi “manifestazione o propaganda politica, religiosa o razziale” nelle sedi olimpiche.

Gesti passati alla storia come quelli degli statunitensi John Carlos e Tommie Smith (che alzarono i pugni ai Giochi del Messico nel 1968 a sostegno del movimento “Black Power”) sono dunque sconsigliati e potrebbero ricevere delle sanzioni, al momento ancora da definire. “La maggior parte degli atleti partecipanti non crede che sia appropriato che gli atleti esprimano opinioni personali durante la cerimonia di apertura, sul podio o su un campo sportivo“, si legge nella nota del CIO, “gli intervistati tendono a pensare che sia appropriato che gli atleti manifestino o esprimano le loro opinioni nei media, nelle conferenze stampa e in aree miste”.

Tra le altre raccomandazioni adottate dal Comitato Esecutivo, il giuramento olimpico sarà adattato per promettere coesione e non discriminazione. Inoltre, agli atleti verrà consegnato abbigliamento contrassegnato da parole come “pace”, “solidarietà” e “uguaglianza”. Questa decisione di vietare qualsiasi forma di protesta potrebbe comunque attirare qualche critica, specie considerando il momento storico che vede sorgere movimenti di protesta in diversi sport a sostegno del Black Lives Matter. Solo a fine marzo il Comitato Olimpico e Paralimpico americano (USOPC) aveva assicurato che gli sportivi impegnati a Tokyo sarebbero stati liberi di alzare i pugni o inginocchiarsi durante l’inno nazionale, per sostenere proprio il movimento contro il razzismo.

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