La rinuncia di Matteo Berrettini a Tokyo 2020 non è arrivata a cuor leggero. “Un appuntamento che aspettavo da due anni, visto il rinvio. Fino all’ultimo ho pensato di andare a Tokyo anche ‘rotto’, ma non avrebbe avuto senso, non sarei riuscito a fare quello che volevo, cioè lottare per una medaglia. Inoltre rischiavo di peggiorare l’infortunio“, racconta il tennista romano a La Stampa. “Dopo lunghe riunioni con il team ho deciso di lasciar perdere – prosegue, puntando l’obiettivo alla prossima edizione – Fin da piccolo vivere nel villaggio a contatto gli altri atleti era uno dei miei sogni. Altri la pensano diversamente, ma io non giudico. Va detto che è un’edizione difficile per via delle restrizioni e della mancanza di pubblico. Ora Parigi 2024 per me diventa un obiettivo ancora più importante”.
Per Berrettini un po’ di riposo dopo la storica finale raggiunta a Wimbledon, persa solamente dall’alieno Novak Djokovic. “Lui è il più forte, e quello che sa gestire meglio certe situazioni. Però non è scontato. Senza pubblico, due set su tre e con le aspettative che si ritrova, non è un compito facile. Tanti possono metterlo in difficoltà – assicura Matteo, tornando all’atto conclusivo dei Championships -. Sono entrato in campo pensando che potevo vincere. Novak è il n.1, e quello che per caratteristiche tecniche mi fa giocare peggio. Anche dopo il primo set sapevo che la strada era lunga, ma penso di aver fatto un passettino in avanti. Ora so che è difficile, ma non impossibile”.