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Non c’è traccia di delusione negli occhi di Federica Pellegrini. Non c’è spazio per i rimpianti, per i brutti ricordi. Il tempo si è fermato dopo l’ultima bracciata: 1’55″91, quasi due secondi e mezzo in meno rispetto a quello che le consegnò l’argento ad Atene, dove tutto è cominciato. Diciassette anni e decine di avversarie dopo, tutte sconfitte almeno una volta, si è voluta regalare l’uscita di scena perfetta nell’ennesima finale olimpica, nei “suoi” 200sl. Eravamo in tanti, stanotte: tutti in piedi, tutti in trepidante attesa seppur coscienti che sarebbe servito un miracolo e che difficilmente sarebbe arrivato. È una sconfitta che non fa male al cuore: per la prima volta si è divertita davvero, si è goduta ogni metro, ogni boccata d’ossigeno. Quando Federica ha toccato la piastra, probabilmente avrà ripercorso in pochi secondi tutte le immagini della sua straordinaria carriera. E si è finalmente sentita libera.
“È stato un viaggio incredibile”, ha scritto sui social al termine della gara del Tokyo Aquatics Centre. La Divina è stata protagonista di interi capitoli nel grande libro del nuoto azzurro, cresciuto anche grazie alle sue imprese leggendarie e ora capace di camminare da solo, con una generazione di talenti incredibili pronta a stupire. Una campionessa “umana”, in mezzo a macchine da guerra che però sono durate sempre meno di un lustro, mentre lei continuava a trionfare nelle piscine di mezzo mondo. Perfezionista, autocritica, con i fari sempre puntati addosso. Pregi e difetti, gioie e dolori, forza e fragilità: Federica Pellegrini ci ha ricordato che non c’è nulla di più effimero del tempo, niente che sia più relativo, soprattutto quando in palio ci sono le medaglie. È riuscita a farsi beffe del suo scorrere inesorabile, aggiornando e sbriciolando record, pensando ogni volta al presente più che al passato. Un passato a cui sono rimasti invece ancorati molti dei suoi detrattori, che ancora oggi non riescono a comprendere appieno lo spessore della donna Federica, più che dell’atleta o del personaggio pubblico.
Ha diviso e unito. Ci ha fatto sognare ma anche tribolare. L’abbiamo data per finita dopo Londra ma è riuscita a rialzarsi come solo i grandi fuoriclasse sanno fare. E forse l’abbiamo apprezzata ancor di più per questo: non si vive solo di primati e successi, perché la vita è un continuo saliscendi sulle montagne russe e nessuno resta in vetta per sempre. Ci siamo affezionati e adesso abbiamo paura che sia davvero finita. Così è; quello che conta, però, è che vivremo con la consapevolezza di essere stati dei privilegiati ad aver accompagnato nel suo meraviglioso viaggio una delle più grandi nuotatrici della storia. “Per tutti i tempi, sempre”: solo un grande grazie.
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