Olimpiadi Tokyo 2020

Doping, un’indagine indipendente scagiona la WADA sul caso dei 23 nuotatori cinesi trovati positivi

Provette per un test antidoping

Un’indagine indipedente ha appoggiato la gestione da parte dell’Agenzia mondiale antidoping nel caso che coinvolge 23 nuotatori cinesi che non avevano superato i test antidoping settimane prima dei Giochi di Tokyo e ha affermato che la WADA non è stata compiacente né ha mostrato pregiudizi nei confronti della Cina.

Il procuratore svizzero Eric Cottier aveva già affermato a luglio che la WADA non avesse gestito male il caso che coinvolgeva i nuotatori risultati positivi alla trimetazidina (TMZ) ma poi scagionati da un’indagine cinese. Cottier ha ribadito questi risultati nel suo rapporto finale di giovedì, ma ha anche criticato la WADA per non aver sfidato le autorità antidoping cinesi (CHINADA) per non aver seguito tutte le procedure previste dai suoi standard antidoping. “Nulla nel dossier – che è completo – suggerisce che la WADA abbia mostrato favoritismi o compiacenza, o che abbia in alcun modo avvantaggiato i 23 nuotatori risultati positivi”, ha affermato Cottier nella conclusione del suo rapporto di 59 pagine.

Ha inoltre ritenuto “ragionevole” la decisione della WADA di non ricorrere in appello contro la decisione della CINADA di non denunciare violazioni delle norme antidoping contro i nuotatori. CHINADA aveva detto che i nuotatori erano stati inavvertitamente esposti alla TMZ – un farmaco che aumenta il flusso di sangue al cuore – attraverso la contaminazione. Tracce sono state trovate nella cucina dell’hotel in cui alloggiavano e il caso non è stato reso pubblico. Il dipartimento scientifico della WADA ha quindi stabilito che lo scenario era plausibile.

Il direttore generale della WADA Olivier Niggli ha dichiarato giovedì in una dichiarazione che il rapporto di Cottier ha “sottolineato in modo inequivocabile che la revisione della WADA è stata approfondita, professionale e ha seguito le regole”. “Soprattutto, ha ribadito che la WADA non ha mostrato alcun pregiudizio nei confronti della Cina e che la sua decisione di non appellarsi ai casi era ragionevole sulla base delle prove”.

Continuano però i rapporti tesi con l’USADA. Travis Tygart, amministratore delegato dell’Autorità antidoping statunitense e critico della gestione del caso da parte della WADA: “Mentre la direzione della WADA vuole chiudere il libro su questo scandalo riguardante 23 casi positivi di TMZ da parte di nuotatori cinesi, il rapporto completo pubblicato oggi dall’investigatore della WADA non fa altro che convalidare le nostre preoccupazioni e solleva anche nuove domande a cui è necessario rispondere”, ha affermato. “La continua incapacità di indagare e di rispondere alla domanda cruciale se i 23 test positivi fossero dovuti a contaminazione o uso intenzionale perseguiterà gli atleti di tutto il mondo negli anni a venire.”

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