Olimpiadi Parigi 2024

Volley Parigi 2024, Velasco: “Rivoluzione silenziosa delle donne, non so se continuerò ad allenare”

Velasco - Foto Tarantini/Fipav

La Nazionale femminile di pallavolo firma l’impresa e batte in finale gli Stati Uniti vincendo il primo oro olimpico della sua storia. Prestazione, e torneo, maiuscoli della squadra allenata dall’eterno Julio Velasco, che ha commentato così in conferenza stampa il trionfo di Parigi: “Voglio ringraziare il CONI e la Federazione perché ci hanno messo in condizione di lavorare in modo straordinario. Ringrazio anche tutto lo staff, dai collaboratori tecnici Bernardi e Barbolini fino agli statistici, ai dottori e al manager, e le ragazze che sono le vere protagoniste di questo risultato. Non ho mai vissuto questo torneo come un’ossessione. Ho sempre pensato che l’argento vinto con la maschile non fosse stato valorizzato come tale. Se una squadra vince durante l’anno non è né favorita e né è obbligata a vincere l’oro all’Olimpiade. Quando ho accettato questo incarico non ho mi pensato a una rivincita dell’oro olimpico, ma a migliorare questo gruppo. Non ho trovato difficoltà ad approcciarmi con le ragazze. Siamo riusciti a limare tutti i difetti grazie alla grande capacità di adattamento innata delle donne. La base era riuscire a giocare di squadra andando oltre le amicizie e i possibili problemi fuori dal campo. Se c’è una giocata o un recupero da fare per aiutare una compagna non lo si fa per amicizia, ma perché non facendolo si gioca male. È stata una scelta tattica non dare tutti i palloni, anche i più difficili, a Paola (Egonu ndr.). Le facevamo arrivare le palle giuste e al momento giusto potendo anche contare su Bosetti, meno fisica ma più tecnica, in prima linea. Questa scelta ha aiutato il gruppo a essere più coeso”.

Due dediche speciali: “Ci sono due persone, che oggi non ci sono più, che voglio ricordare: Giuseppe Brusi, che più di tutti voleva che io allenassi la nazionale femminile. Chiamava tutti i giorni il presidente e purtroppo per poco tempo non è potuto essere qui. L’altro è Leo Novi, che è stato dirigente quando io ero alla Panini. Non dimenticherò mai l’aiuto che mi ha dato. È stato l’unico che è venuto a vedere, nel maggio del 1989, la mia prima partita con la nazionale”.

Sul paragone con Baggio: “L’oro olimpico per me non vale più dell’oro mondiale. Non penso ancora alla sconfitta ad Atlanta 1996, ma non è stato facile digerirla”.

Sul movimento: “Quando si vince si cerca sempre il motivo delle vittoria. Quando negli anni 80′ gli Stati Uniti vincevano tutto in nazionale si diceva che la loro forza era non avere un campionato in modo da potersi allenare frequentemente nel corso della stagione. Quando poi vincevamo noi il motivo era che avevamo un campionato di alto livello. Credo che avere un campionato forte nel proprio paese sia importante. Poi le giocatrici straniere magari possono togliere spazio agli italiani, ma se il livello resta alto le italiane che giocano sono le più forti. L’importante è che ci sia qualità”.

Su Egonu: “Ho parlato con molte giocatrici. Con Paola ho parlato delle difficoltà che si potevano creare attorno al suo personaggio. Lei è un’icona e non è facile gestire la pressione. Quando si diventa importanti, il personaggio va per conto suo e non segue più le parole che dice la persona. Sa che è una cosa difficile da gestire. Anche io ho avuto problemi a inizio carriera su questo tema”.

Sulle donne: “Credo che viviamo una rivoluzione silenziosa, soprattutto nel mondo occidentale. Uno dei problemi sulla violenza sulle donne credo sia che questo cambiamento sia talmente veloce che alcuni uomini non riescono ad accettarlo. Basti pensare a Rita Levi Montalcini era l’unica studente in medicina a Torino e ora ci sono più donne che uomini nel settore. Sull’uguaglianza tra uomo e donna c’è ancora molto da lavorare”.

Sul futuro: “Ora non riesco a pensare a Los Angeles. Abbiamo appena vinto, ma non sono un ragazzo (ride ndr.). Non so se è arrivata l’ora di smettere. Avrò tanto tempo per pensare al mio futuro”.

A Casa Italia Velasco ha aggiunto: “Se non allenerò più le ragazze? Vediamo, è un bel momento per dire arrivederci. Però mi hanno già detto che se lo faccio mi ammazzano. Però quando vinci a questa età può essere un buon momento per dire faccio altro sempre dentro la federazione. Vediamo. Speciali non ci sentiamo. Diciamo che ci sentiamo vincenti. Tutte le partite 3-0 compresa la finale con un solo set concesso, non me la immaginavo proprio così. Pensavo sarebbe stata molto più dura ma abbiamo giocato molto bene recuperando tutti i set in cui siamo stati sotto”, specifica il ct delle azzurre.

 

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