L’Iba, l’ente che gestisce il pugilato Elite, si è espresso sul caso Khelif, l’atleta algerina che sfiderà l’azzurra Carini alle Olimpiadi di Parigi 2024. In una nota scrive che sebbene “continui a impegnarsi per garantire l’equità competitiva in tutti i nostri eventi, esprimiamo preoccupazione per l’applicazione incoerente dei criteri di ammissibilità da parte di altre organizzazioni sportive, comprese quelle che supervisionano i Giochi Olimpici”. L’Iba, infatti, non gestisce più gli eventi delle Olimpiadi dopo i conflitti emersi col Cio a seguito dei casi di corruzione successivi a Rio 2016. “Le diverse normative del Cio su queste questioni, in cui l’Iba non è coinvolta – si legge ancora – sollevano seri interrogativi sia sull’equità competitiva che sulla sicurezza degli atleti”.
Imane Khelif, come la taiwanese Lin Yu-ting erano state escluse nel 2023 per il “mancato rispetto dei criteri di idoneità per la partecipazione alla competizione femminile” e l’Iba precisa che “gli atleti non sono stati sottoposti ad un esame del testosterone, bensì ad un test separato e riconosciuto, i cui dettagli rimangono confidenziali. Questo test ha indicato in modo conclusivo che entrambi gli atleti non soddisfacevano i criteri di ammissibilità necessari e si è scoperto che avevano vantaggi competitivi rispetto ad altre concorrenti donne“. Khelif, che aveva specificato di essere “vittima di un complotto”, aveva deciso di ricorrere al Tas ma poi ha rinunciato.