“Che devo dire. Mi spiace da morire. Nonostante tutto quello che mi è successo mi ero convinto nella mia testa che poteva succedere qualche cosa. Cerco solo di stare tranquillo adesso e di non pensare a quanto è successo in questi giorni”. Lo ha detto Gianmarco Tamberi dopo l’eliminazione prematura nella finale del salto in alto alle Olimpiadi di Parigi 2024.
“Era la gara che sentivo come quella della vita – ha aggiunto l’azzurro, che non ha superato i 2,27 metri -. Io volevo continuare a lottare, non me lo meritavo. Non meritavo quello che è successo questa notte e quanto successo negli ultimi giorni. Io ero qui, pronto, con la solita fame. Il giorno che ha saputo di dover fare il portabandiera è stata una soddisfazione enorme”. Tamberi ha provato a trattenere le lacrime, concludendo: “Ci ho provato con tutte le mie forze e con l’affetto e il calore unico di tutti gli italiani, che ringrazio di cuore”.
Gimbo è poi tornato in mixed zone e ha parlato ai microfoni delle testate presenti allo Stade de France, tra cui Sportface.it: “Sembrava incredibile, perché prima stavo benissimo, avevo superato la febbre e il dolore dopo la precedente colica. Lunedì e martedì non sono stato bene ma per la finale avevo tutto il tempo di riprendermi, questa mattina stesso identico dolore, stesso punto, non potevo crederci. Ho provato a essere tranquillo, ma sudavo freddo, sapevo che avrei dovuto gareggiare la sera e sapevo che nel giro di due ore sarebbe passata perché era andata così la volta precedente. Invece dieci ore dopo avevo lo stesso identico dolore, fitte lancinanti che ti senti perforare dentro. Entrambe le volte ho rimesso sangue, è stato devastante, non riuscivo a muovermi dal letto e pensavo a se sarei stato in grado di gareggiare. Poi, una volta che passa passa”.
E ancora: “Un miracolo vedermi in pedana? I miracoli sono altri. Quando sono stato portato in ospedale ho avuto l’ultima fitta grossa, erano le tre e mezzo, in ospedale mi hanno detto che la situazione era anche grave, mi hanno detto che non c’era un’emorragia interna, che era dovuta probabilmente ai tanti farmaci assunti. E’ chiaro che non era la situazione ideale per gareggiare, mi hanno sconsigliato di gareggiare ma mi hanno detto che non sarebbe successo nulla di grave, sapendo cosa significa per un atleta mi hanno detto di provare ad andare in pedana. Non è tornato il dolore, non ho avuto più fastidio, lo devo dire. Quando mi hanno detto che sarei potuto scendere in pedana ho avuto una scarica di adrenalina, ho detto a me stesso che avrei avuto un’ultima chance. Ho voluto continuare a crederci anche grazie all’immenso affetto ricevuto. Lo stadio era tutto per me, le persone in questi giorni sui social sono state vicinissime tutte, non posso che ringraziare tutti quanti, ho sentito quella carica per poter fare qualcosa di impossibile grazie all’affetto. Sembrava quasi un’opportunità per assurdo”.
Sul futuro nessuna risposta: “Sto cercando in tutti i modi di non pensare a quello che è successo, altrimenti scoppio a piangere come negli ultimi sette giorni. So di aver sbagliato delle cose tecniche, ma per la prima volta nella mia vita non riesco a fare un’analisi negativa nei miei confronti e recriminarmi. E’ stata una tortura. Il futuro? Non riesco a dare una risposta a nulla in questo momento”.
Sulle critiche per i continui aggiornamenti sui social, invece, Tamberi è chiarissimo: “Le critiche le capisco, io mi sono sentito ricevere una quantità di messaggi allucinanti, non riuscendo a rispondere uno per uno ho deciso quantomeno di aggiornare tutte le persone che mi sostengono. Mi sono sentito di comunicare come stava andando, e ovviamente non l’ho fatto ora dopo ora, ma le cose grandi che potevano svoltare in un senso o nell’altro la mia situazione. E’ l’ultima cosa che avrei voluto fare mettermi a scrivere quei post social”.
Infine, un pensiero alla moglie Chiara Bontempi: “Sono perso come è persa come lei. Abbiamo sacrificato tantissimo entrambi, non posso che ringraziarla per quello che ha fatto per me, per aver capito quanto fosse importante. Nell’ultimo anno abbiamo messo lo sport davanti a tutto, ogni scelta era presa pensando a se sarebbe stata utile o no per queste Olimpiadi. E’ una donna speciale, unica, ha capito cosa stavamo inseguendo, non come individuo ma come famiglia. Mi dispiace per lei, per tutti”.