Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha rilasciato un’intervista a Il Messaggero in cui analizza diversi temi riguardanti le ormai prossime Olimpiadi di Parigi 2024: “Ansia e angoscia ho imparato ad accantonarle, ormai il mio sistema nervoso mi fa reggere la pressione. Ma ci sono entusiasmo e orgoglio. Fare una medaglia in più delle 40 di Tokyo è l’obiettivo: non è semplice per niente ma abbiamo lavorato molto bene in questo triennio olimpico. Le previsioni e gli algoritmi ci danno in una posizione variabile fra la sesta e l’undicesima ma nessuno dice una cosa, ovvero che i grandi Paesi vinceranno sempre meno medaglie. Prima avevi qualcuno come Usa, Urss o Cina che prendeva anche 100 medaglie ma oggi la globalizzazione ha fatto sì che nel medagliere arrivino nuovi Paesi. Il Kosovo ha vinto due medaglie d’oro a Tokyo, non so se rendo l’idea“.
L’Italia intanto si presenta con una delegazione record di 403 qualificati: “Tutti porteranno meno persone rispetto a Tokyo, mentre noi avremo il 5-6% di atleti in più. E la cosa è incredibile perché siamo andati meno bene negli sport di squadra. Da quali sport mi aspetto di più? Da quelli che finora non hanno fatto grandi cose. Quindi mi aspetto molto, moltissimo dal tennis e poi vorrei qualcosa di storico dalla vela, anche se ha già vinto un oro meraviglioso a Tokyo“. Sempre sulle Olimpiadi, Malagò poi prosegue: “Ci sono premesse incredibili di fare ancora meglio di tre anni fa con la ginnastica, senza dimenticare la boxe, che tra donne e uomini può darci grandi soddisfazioni. L’atletica? Vincerà più medaglie di Tokyo. Certo non è pensabile arrivare a 5 ori ma in totale saranno di più“.
Quella di Parigi poteva essere l’Olimpiade di Roma, una mancata candidatura che Malagò non dimentica: “La cicatrice si è rimarginata ma la ferita rimarrà tutta la vita. Fu un errore clamoroso“. Chiusura sul calcio, ancora fuori dai Giochi e in un momento di crisi dopo il flop a Euro2024: “Nel calcio ci sono fazioni contrapposte: se la conclusione di tutto è che una parte trionfa e l’altra soccombe, il calcio continuerà a non risolvere i problemi. Invece trovare un equilibrio tra i soggetti, con le giuste formule di mediazione, è l’unico modo di fare insieme quello che è indispensabile. Se siamo sulla buona strada dopo l’emendamento Mulè? Insomma…“.