Erick Bernabé Barrondo Garcia è un nome che non dirà nulla alla maggior parte degli appassionati di sport. Eppure è nella storia dello sport del Guatemala visto che alle Olimpiadi di Londra 2012, nella marcia 20 km, ha conquista la medaglia d’argento, la prima storica di sempre del paese dell’America Centrale. Un’attesa lunghissima, durata oltre mezzo secolo, alla quale il marciatore di San Cristobal Verapaz (allora appena 21enne) ha messo fine. Il Guatemala però non ha una particolare tradizione a livello di sport, perciò non sorprende che ai due Giochi seguenti, Rio 2016 e Tokyo 2020, sia rimasta nuovamente a secco.
Poi sono arrivate le Olimpiadi di Parigi 2024 e, in un colpo solo, il paese ha triplicato il numero di medaglie, conquistando anche il primo oro della sua storia. Dopo appena cinque giorni di gara, sono infatti già due le medaglie ottenute e lo sport in cui sono arrivate (curiosamente, o forse non è un caso) è lo stesso. Si tratta del tiro a volo, specialità trap, in cui Jean Pierre Brol Cardenas si è messo al collo la medaglia di bronzo, mandando in visibilio un intero paese. E’ stata però la finale femminile che resterà per sempre nella leggenda del paese visto che Adriana Ruano Oliva ha dominato dall’inizio alla fine e si è assicurata la medaglia d’oro.
Per la prima volta da Oslo 1952, l’inno del Guatemala risuona dunque durante la cerimonia di premiazione di una gara dei Giochi Olimpici. Magari resteranno senza medaglie per altri trent’anni, magari resterà l’unico oro per sempre: poco importa. Il bello delle Olimpiadi è proprio che regalano favole del genere e che un paese da 17 milioni di abitanti può finalmente festeggiare grazie ad un’atleta che non ha neppure una pagina su Wikipedia, ha appena 3.000 followers su Instagram, ma da oggi è un’eroina nazionale.